Omelia a Bertinoro nel primo anniversario della morte di mons. Giuseppe Fabiani 2020

28/06/2020

In questi giorni sono stato con i Vescovi dell'Emilia Romagna agli esercizi spirituali. Una settimana di preghiera, di ascolto della Parola del Signore, di silenzio e conferma della nostra adesione al progetto di Dio su di me, sulla Chiesa e sul mondo. Il predicatore ci ha fatto meditare su un salmo, uno dei salmi più belli, il salmo 16: “In te mi rifugio Signore, non ho altro bene all'infuori di Te”.

E, alla fine, il predicatore ci ha regalato una piccola frase che diceva: Gesù è tutto o non è niente. Sembra una affermazione un po' fanatica. Che pretese! Ma, lo sappiamo, è la logica dell'amore. Le parole di Gesù: chi ama il padre e la madre più di me, non è degno di me! Apparentemente sembrano parole dure, difficili. In realtà, se la relazione con Dio è una relazione d'amore, questa frase, queste parole si comprendono si comprendono molto bene. La relazione d'amore con Dio è totalizzante, tuttavia non escludente. Ciò significa cha attraverso l'amore con Dio si valorizza anche l'amore degli altri. L'esempio di famiglia ce lo chiarisce. L'amore degli sposi non impedisce, anzi potenzia l'amore per i figli. Così l'amore di Dio potenzia l'amore verso i suoi figli, nostri fratelli: è lo stesso amore. La sorgente viene da Dio. Nella preghiera iniziale abbiamo detto proprio così: Infondi in noi, o Padre, la sapienza e la forza del tuo Spirito, perché camminiamo con Cristo sulla via della croce, pronti a far dono della nostra vita per manifestare al mondo la speranza del tuo regno. Solo nell'amore di Dio, nel primato del suo amore, troviamo la forza per donare la nostra vita al mondo.

Abbiamo tre esempi. Ricordiamo oggi il vescovo Fabiani, originario di Bertinoro, Vescovo di Imola. Una vita donata a Dio e alla Chiesa. L'amore di Dio gli ha fatto donare la sua vita per la Chiesa. Ha messo tutto sè stesso a servizio della Chiesa, la sua intelligenza, la sua cultura, la sua competenza. Mi diceva il vescovo Ghirelli, suo predecessore a Imola che nei tredici anni di episcopato imolese (1989-2002), mons. Fabiani ha messo a frutto non solo la competenza canonistica, ma anche l'esperienza acquisita a Bertinoro e poi a Forlì, come vicario generale. Colpiva in lui l'abbinamento fra esperienza e riservatezza, con un particolare effetto di saggezza o di moderazione. Concludeva mons. Ghirelli che per far del bene nella comunità ecclesiale non è necessario spendere tante parole. Ecco ha dato tutto sè stesso. In amore non si può dare a metà. O tutto o niente. Ma è un tutto d'amore, dove al centro non c'è l'interesse personale, il tornaconto, al centro c'è il bene dell'Altro e degli altri.

Altro esempio. Qui abbiamo la Casa della Carità. Ci sono le suore figlie della carità, ci sono i volontari. Se loro non ci fossero, la Casa della Carità non ci sarebbe; se non avessero risposto alla chiamata del Signore, non ci sarebbe la Casa. L'amore di Dio e dei fratelli sono un tutt'uno. Ma l'amore di Dio e per Dio è la sorgente.

Terzo esempio. Gli sposi, il papà e la mamma che si amano, amano i figli. L'amore verso Dio non esaurisce l'amore verso il prossimo, come l'amore verso lo sposo o viceversa non esaurisce l'amore verso i figli, anzi. Allora chiediamo al Signore di non aver paura di donare la vita sull'esempio di Gesù, come il vescovo Fabiani, le suore della carità, papà e mamma, sono esempi di un amore che si dona. Solo donando la vita fino in fondo rendiamo piena la nostra vita. E proprio questo che ci vuole dire Gesù, dichiarando: “Chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me”. Gesù non vuole la sofferenza. Talvolta questa frase è stata interpretata come se Gesù godesse della nostra sofferenza. Gesù vuole essere imitato e seguito nel dono di sé, che talvolta comporta anche sofferenza, ma, continua Gesù, chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà. Gesù ha donato la sua vita. Ed è proprio per l'amore che ha dimostrato che il Padre lo ha risuscitato! Chi dona per il semplice fatto che dona accoglie il Signore nella sua vita e si regala la felicità. Per Gesù non conta quanto doni materialmente, ma conta lo spirito con il quale doni. Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d'acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa. Un bicchiere d'acqua è una cosa semplice, ma se donata per amore di Gesù e del fratello non viene trascurato da Dio.

Sottolineo che non si tratta solo di un semplice bicchiere d'acqua, ma di un bicchiere d'acqua fresca. Per noi è facile, oggi, trovare e dare acqua fresca. Ma al tempo di Gesù non c'era frigo o ghiaccio. Bisognava prendere l'acqua dal pozzo, e il pozzo era distante. E bisognava dunque fare un lungo percorso a piedi per andare a prendere l'acqua. Era un compito delle donne. Credo che il Signore volesse mettere in risalto il servizio delle donne. Tutti sono in grado di dare un bicchiere d'acqua fresca. Ma ci vuole buona volontà, amore, tempo e intelligenza.