Omelia al San Luigi all'incontro nazionale dei formatori salesiani 2019

24/08/2019

Omelia al San Luigi all'incontro nazionale dei formatori salesiani (24 agosto 2019)


Sono contento di avere oggi questa occasione che padre Piergiorgio mi ha offerto e ne approfitto per ringraziarvi per il lavoro che fate e soprattutto per incoraggiarvi.

Vengo da una settimana trascorsa a Casamari, un luogo storico, con ben 800 anni di storia alle spalle. È ora un monastero abitato da una comunità che conta una ventina di monaci cistercensi. Lì, insieme, abbiamo festeggiato san Bernardo che proprio in quel luogo soggiornò e intrattenne lunghi epistolari con gli abati di allora.

Un luogo di preghiera. E un luogo di lavoro, di cultura. Sappiamo bene tutti quanto furono importanti i monasteri per centinaia, anzi potremmo dire, migliaia di anni.

I monaci non erano persone chiuse e non erano dei fanatici. In quel luogo conservano, ancora oggi, oltre 40.000 volumi. La cultura, il desiderio di sapere, la conoscenza sono premesse importanti, che ci aiutano a comprendere il nostro mondo e a vivere bene ogni giornata. Tutto questo oggi, sembra non conti più niente. Dopo 800 anni i monasteri si chiudono. I libri giacciono nelle biblioteche. E pochissimi vanno a consultarli….

Oggi celebriamo un altro santo, san Bartolomeo. A Trisulti, dove ha sede un altro antico monastero, distante una quindicina di chilometri da Casamari, hanno come patrono proprio san Bartolomeo.

Nel vangelo che abbiamo ascoltato oggi, Bartolomeo viene denominato Natanaele. È un ragazzo giovane, chiamato da Gesù per annunciare e testimoniare il Regno di Dio. È un giovane che si pone delle domande.

Anche voi, cari amici qui presenti, siete chiamati a rispondere alle domande dei ragazzi e, più ancora, siete invitati fortemente a suscitarle.

Siete a servizio dei giovani che cercano un senso alla loro vita, che vi pongono delle domande sulla chiesa e che magari vi interrogano con domande come questa: ma può venire qualcosa di buono oggi, dalla chiesa?

Per ben che vada, il pregiudizio diffuso è che sia oramai superata dalla storia. Qualche volta abbiamo anche noi questa impressione.

Ma, soprattutto, siete in prima linea per rispondere sull’attualità del Signore Gesù e del suo vangelo, sul fatto cioè che il messaggio cristiano sia ancora agli occhi dei giovani una proposta valida, moderna, attraente.

Alle perplessità dell’amico Natanaele, Filippo risponde: “Vieni e vedi”.

Funziona sempre così, fin dagli inizi: vieni e vedi. Agli interrogativi, legittimi e normali, si risponde davvero solo con una vita credibile: vieni e vedi.

Ne abbiamo un esempio anche nella prima lettura: “Vieni, ti mostrerò la promessa sposa, la sposa dell’agnello”.

Sono stato a Trisulti, come vi accennavo, un monastero anch’esso cistercense, nel quale c’erano centinaia di monaci e che ora invece è desolatamente chiuso. È dunque finita l’epoca cristiana?

No, non è finita la fede cristiana. E non sarà finita fino a quando esisteranno giovani che si pongono domande sul senso della vita e ci saranno uomini e donne che diranno a loro: vieni e vedi. Sono di certo importanti le risposte intellettuali. Ma a queste devono seguire esperienze vive.

E i ragazzi di oggi – come quelli di ieri, come quelli di domani – hanno ancora bisogno di voi, del vostro carisma, del carisma di don Bosco, del metodo preventivo, fondato sulla fiducia, sul sostegno a sviluppare le doti innate in ciascuno di noi e in ciascuno dei vostri ragazzi, chiamati innanzitutto ad avere fiducia in se stessi.

Non solo i ragazzi, ma anche gli adulti hanno bisogno di voi, hanno bisogno di adulti che educano al desiderio di essere adulti. Non al desiderio di restare giovani per tutta la vita. Perché quello che davvero manca oggi sono adulti contenti di essere adulti, consapevoli di esserlo, soddisfatti di esserlo; servono a ben poco gli adulti che fanno finta di essere giovani… e, peggio, che scimmiottano i giovani.

La chiesa stessa ha bisogno di voi, del carisma vostro e di don Bosco, per rendere vivo e attuale e attraente il messaggio del vangelo.

Insegnateci come trasmettere il vangelo, come far incontrare i ragazzi con il vangelo di Gesù.

Si è concluso il decennio sull’emergenza educativa, voluto dai vescovi. Ma l’emergenza continua. E non so se abbiamo imparato qualcosa e se saremo capaci di cambiare qualcosa.

Il papa ha scritto un lungo messaggio… lo leggeranno i giovani? Forse qualcuno sì, forse anche no.

Pazienza, devono però leggere la nostra vita fatta di vangelo. Questo è l’unico libro che leggono.

La nostra vita, li faccia interrogare. Faccia loro venire la voglia di alzarsi, venire e vedere che c’è un Messia che può dare senso e pienezza alla vita.

Una fede viva per un Cristo vivo!