Omelia alla celebrazione del Corpus Domini 2020

11/06/2020

Cari fratelli e sorelle, l’ultima volta che sono venuto qui, era tutto diverso. La piazza era vuota. Ero in ginocchio davanti alla Madonna del Fuoco per chiedere la grazia della guarigione dal male che incombeva sulle nostre vite, le vite di tanti nostri fratelli e sorelle. C’era il sindaco, il parroco di San Mercuriale, i rappresentanti delle forze dell’ordine. E voi tutti, con me, eravate in preghiera.

Era la seconda domenica di Pasqua, la domenica della misericordia, il 19 aprile, quasi due mesi fa. Un momento unico e per certi versi drammatico, per altri versi pieno di speranza. Era il primo passo sulla via della speranza. Speranza che adesso continua a camminare, con piede più spedito.

Ora siamo tornati, e siamo in molti.

Ringrazio tutti coloro che hanno collaborato per questo momento, che vuole essere davvero un segno di speranza per tutti per i cristiani e per tutti.

Innanzitutto per noi cristiani. Certamente la festa del Corpus Domini ci è particolarmente cara. È la festa dove celebriamo il nostro essere in comunione. È la volontà del Signore che ci vuole in comunione e in pace fra noi e con tutti.

Se è vero che in questi mesi (tre lunghi mesi) il popolo non ha partecipato alle sante messe, il corpo di Cristo che siamo noi, non era diviso. L’ Eucaristia che celebriamo ci ricorda che siamo sempre un corpo solo. Nella festa del Corpus Domini si rinnova la promessa del Signore: io sono con voi. Siamo un solo corpo e un solo spirito. E chi partecipa alla messa, conferma questa appartenenza al corpo di Cristo. Niente e nessuno ci potrà mai separare da Lui. Siamo famiglia anche quando siamo lontani. Siamo lontani e non vediamo l’ora, quando amiamo le nostre famiglie, di incontrarci.

Non occorre che vi dica, cari fratelli, lo avete visto, le abbiamo pensate tutte pur di mantenere il filo di una presenza non solo spirituale, ma reale.

Ora vi aspetto di nuovo in chiesa. Non si vive di incontri virtuali o di sole percezioni. Sono stati importanti, ma è ora di riprendere. Con i parroci e i loro collaboratori cercheremo di fare di tutto perché gli incontri siano vissuti in sicurezza. Perché ci teniamo alla vita e alla salute di tutti. Non siamo irresponsabili. Ma ora ritornate.

La comunità cristiana è stata messa alla prova. E non avremmo imparato niente, se non riprendessimo con gioia a ritrovarci insieme, corpo di Cristo.

Non possiamo vivere di sola manna. Non di solo pane vive l’uomo. Gli ebrei nel deserto hanno mangiato la manna e sono morti. “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, avrà la vita eterna” dice il Signore. La manna, pur sempre dono di Dio, è il cibo materiale che perisce. Ma il cibo spirituale che ci dona il Signore alimenta la nostra vita, sostiene la nostra gioia, è pane vivo disceso dal cielo, è il corpo e il sangue di Cristo. Per il nostro bene ce ne siamo privati, per un bene ancora più grande torneremo a mangiare il cibo spirituale che è il corpo di Cristo. Ma in un caso e nell’altro non viene meno il nostro vivere una vita eucaristica.

Avremmo desiderato certamente esprimere la nostra fede anche con la processione, come avviene da alcuni secoli nella Chiesa. Uscendo dalle nostre chiese in mezzo alle strade con il Santissimo Sacramento i cristiani vogliono dire il nostro amore per Cristo la fiducia nella sua presenza e l’amore del Signore per tutti, credenti e non credenti. Non è una manifestazione di trionfalismo ma di amore e di servizio. Ecco qui spiegato l’altro significato della manifestazione pubblica.

E anche il senso della presenza del Sindaco. Siamo qui a rinnovare la nostra volontà e disponibilità a servire la comunità per il bene di tutti.

La festa del Corpus Domini, come dicevo, non coinvolge solo i cristiani. Ma è una bella notizia per tutti. Il Signore Gesù è venuto per tutti. E la vita eterna è un dono per tutti. Il Signore non è presente solo nelle chiese e nei tabernacoli, ma è presente nella carne di chi soffre, spera, ama, di chi è alla ricerca di una vita umana che abbia senso e di chi è assetato di umanità.

E a questi fratelli, noi ci impegniamo, davanti a Cristo realmente presente qui questa sera, a rinnovare il nostro patto di solidarietà e responsabilità per costruire la civiltà dell’amore.

Cari fratelli e sorelle forlivesi, condividiamo con tutti voi la ricerca della verità, della dignità e della speranza di un mondo migliore.

Attraverso l’impegno di tanti volontari, lo abbiamo dimostrato in questi mesi, aiutando tutti senza differenze. Accanto ai segnali di morte e di sofferenza, questa pandemia ci ha ricordato che è molto più profondo e vero quello che ci unisce di quello che ci divide o distingue. Tutti erano curati, tutti erano assistiti, perché tutti sono amati dal Signore. Il Signore è con voi. Dove è carità e amore qui c’è Dio.

Fra poco, dopo aver rinnovato la comunione con Lui, ci inginocchieremo davanti al corpo di Cristo, il pane eucaristico. Ci inginocchieremo come un sol corpo.

Ma sapremo inginocchiarci con la nostra carità e solidarietà davanti ad ogni fratello e sorella bisognoso di aiuto, ricordandoci quello che Gesù ha detto: “Ogni volta che avete questo, lo avete fatto a me”.

Cristo è tre volte presente: è presente nel Pane eucaristico, è presente nella Parola di Dio, è presente nei poveri. Tu sei sempre con noi, Signore, anche quando noi non ci accorgiamo di Te, e nessuno potrà mai separarci da Te, per i secoli dei secoli. Amen.