Omelia alla messa in Coena Domini 2019

18/04/2019

Omelia alla messa in Coena Domini (18 aprile 2019)


Il gesto della lavanda dei piedi prende in parte il posto dell’omelia, questa sera. La lavanda dei piedi insieme anche al silenzio, subito dopo la santa messa. Un silenzio che si prolungherà fino alla veglia pasquale.

Ma torniamo alla lavanda dei piedi. In realtà, questa sera, celebrando la messa nella cena del Signore ricordiamo l’ultima cena, che è contemporaneamente la prima e via via tutte le altre eucaristie che celebriamo.

Spezzare il pane e lavare i piedi nasce dallo stesso messaggio: io mi dono a te, il pane, e il pane spezzato e successivamente condiviso è il segno dell’eucaristia.

Nella lavanda dei piedi il Signore vuole dirci una cosa molto semplice ma molto forte ed impegnativa: “Ecco sono qui, mi dono a te mettendomi a tuo servizio… Come ho fatto io, fai anche tu!”.

Ma noi siamo convinti che l’eucaristia è davvero un dono importante? Per chi viene a messa tutte le domeniche, come lo abbiamo accolto e come ogni volta accogliamo questo dono? E per chi a messa non viene mai o ci viene poche volte, sei proprio convinto che sia giusto così? Perché Gesù ha detto “Fate questo in memoria di me”?

Lavanda dei piedi.

Si fa sempre un po’ fatica a trovare qualcuno disposto a farsi lavare i piedi. È imbarazzante, come la prima volta. Allora ci rifugiamo sui bambini, sulla loro disinvoltura e sulla loro spontaneità, capaci come sono di accogliere senza disagio questo gesto. Ma Gesù ha lavato i piedi agli apostoli, a degli adulti dunque, dei quali si è messo a servizio.

Soprattutto, “si vuole esprimere così che il significato fondamentale del gesto è quello dell'amore di Dio per tutti e fino alla fine. E si è deciso che questo debba prevalere rispetto all’aderenza storica del ricordo dei dodici apostoli”.

“Se io, il maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi lavatevi i piedi gli uni gli altri”.

Ecco il comando di Gesù. In casa, in parrocchia, nella società, la persona umana, uomo o donna, giovane o vecchio, insomma chiunque voglia dirsi cristiano, è chiamato a mettersi a servizio degli altri, con sincerità e continuità.

Il vescovo, successore degli apostoli, si mette a servizio di tutta la comunità a lui affidata.

E così i parroci, i genitori, gli insegnanti, tutti siamo chiamati a metterci a servizio gli uni degli altri.

Nel vangelo di san Giovanni, il racconto della lavanda dei piedi prende il posto della consacrazione del pane e del vino. E questo sta ad indicare che non si è in comunione con Dio se non si ama come Lui, fino in fondo. Con umiltà e perseveranza. Servi della chiesa e della fraternità.

Eucaristia e comunione

Siamo oggi qui, tutti insieme, provenienti da diverse comunità parrocchiali, associazioni, famiglie, a celebrare la comunione fraterna.

Ecco i tanti frutti dell’eucaristia: il servizio, l’amore, la comunione, la disponibilità.

È la festa della comunione. La festa della famiglia di Gesù. La festa della fraternità.

Se ancora ci pesa troppo partecipare all’eucaristia, significa che ancora non ci sentiamo fratelli e perciò membri della stessa famiglia.

Amare come Gesù, servire come Lui, essere in comunione con Lui, vivere nella comunità fraterna, ecco l’esperienza dell’eucaristia.

I canti, le preghiere, i gesti, i doni, il mangiare insieme, il lavarci i piedi, sono segni esteriori che ci aiutano a vivere in profondità questo grande regalo che ci ha fatto Gesù: ritrovarci insieme la domenica, per non sentirci soli e affrontare la vita di ogni giorno con gioia. La gioia di essere cristiani.

Ringraziamo per il dono dell’eucaristia, ne abbiamo ancora e sempre bisogno.

Abbiamo ancora tanto bisogno della messa, perché abbiamo bisogno di comunione e pace.

All’inizio della quaresima, facendo riferimento ad un brano di don Tonino Bello, ricordavo che la quaresima è un cammino che ci coinvolge tutti dalla testa ai piedi. Con due potenti gesti, la cenere e la lavanda…

Ci sono serviti il digiuno, la preghiera e l’elemosina? Forse sì, forse no… ma se anche non fossimo stati capaci di impegnarci, se anche ci fossimo smarriti lungo la via, se anche non fossimo riusciti a completare con fermezza il nostro cammino quaresimale, Dio non ci giudica e non ci abbandona… anzi! Ci dona ancora una volta la possibilità di vivere questo giovedì santo, ci sta accanto e ci invita ad accogliere un dono che molto probabilmente non siamo in grado di comprendere…

Da quel giovedì santo, da quell’ultima cena, come cristiani siamo diventati incredibilmente ricchi e anche fortunati… chi altri ha un Dio che si dona così fino alla fine, che ci dà tutto se stesso fino alla fine e che, da fratello e Signore, si fa nostro servo chinandosi su di noi fino alla fine, fino ai nostri piedi?

Sappiamo amare così? Fino alla fine?