Omelia in Cattedrale del 39° anniversario di ordinazione sacerdotale 2020

21/06/2020

È un vangelo missionario quello di oggi, Gesù invia molti discepoli ad annunciare il Vangelo. È la preoccupazione in loro era forte: portare il vangelo, infatti, annunciare con esso un modo nuovo di vivere è un compito che comporta difficoltà e opposizione. Altrimenti non si capisce perché i cristiani siano sempre stati perseguitati. Amore, giustizia, difesa dei poveri, dell’accoglienza, della verità possono urtare. Non è un annuncio pacifico, il Vangelo ribalta il modo di vivere di chi imposta la propria vita sull’interesse economico, sullo sfruttamento degli altri, sul pensare solo a sè stesso, che non vede la ragione del donare e del donarsi.

Perché ha tanto colpito il sacrificio di alcuni medici? Perché mettere a rischio la propria la vita per gli altri è stato impegno di pochi? Potremmo anche chiederci: perché non ci sono vocazioni? Le risposte sono molteplici, ma la verità è che il valore del dono è scomparso. “Dio è morto” diceva Nietzsche alcuni decenni fa. E un altro filosofo Luigi Zoia, 10 anni fa rincarava la dose, sostenendo la morte del prossimo. Il contesto fa paura, allora come oggi.

Ma il vangelo – ecco l’annuncio controcorrente – ci dice di non avere paura. Su cosa fonda questa affermazione? Sulla presenza di Dio.

Di una cosa dobbiamo avere paura: di chi ci spegne il cuore. Di chi uccide la speranza. Come in una famiglia, non sono i debiti, le malattie o la morte che uccidono la famiglia. La famiglia è colpita a morte quando viene meno l’amore, è allora che la famiglia si sfascia. Così nella chiesa: non sono le persecuzioni o la povertà che la uccidono, ma quando viene meno la fede nell’amore di Dio e quando viene meno la fraternità. O quando ci si scoraggia, ci si abbandona, non si crede più nell’amore di Dio, nella sua presenza. Quando si ha paura che la chiesa non abbia più senso. Che sia finita.

Ma il Signore ci dice: “Non abbiate paura!”. E lo dice 365 volte. Per le grandi paure e per le piccole paure, non sei solo. Il Padre è con te. E sono con te anche gli amici di Gesù.

E porta l’esempio dei passeri. Nessun passero cade senza il Padre, senza che anche Dio non sia coinvolto. Non, come si dice, non si muove foglia che Dio non voglia, no, questo è sbagliato. Ma che nessun passero cade senza che il Padre gli sia accanto e lo risollevi. Come è successo a Gesù: Gesù cade, è crocifisso ma il Padre lo ha risollevato, lo ha risuscito.

Il Padre non ti abbandona mai, perché sei prezioso.

E allora, se sei così prezioso, perché avere paura?

Cari fratelli e sorelle, sono terminate le feste liturgiche che sintetizzavano e sottolineavano la centralità del messaggio cristiano nei suoi tratti essenziali. Siamo nel tempo ordinario, nella normalità della vita quotidiana. La festa della santissima trinità che ci ricordava che Dio è amore, l’amore allo stato puro. E poi il corpus Domini, l’amore che si dona e continua a donarsi. Ieri abbiamo celebrato il cuore immacolato di Maria, l’altro ieri il cuore di Gesù. L’amore che crea, si dona e ci rinnova. È un tempo particolarmente intenso, questo del mese di giugno. Sono tanti i preti ordinati in questo mese. Io stesso sono stato ordinato il giorno del corpus domini. È il giorno di san Luigi, patrono del mio Seminario e onomastico di mio papà (auguri a tutti i Luigi …). Sono stato ordinato in una Parrocchia dedicata alla Beata Maria Vergine delle Grazie, patrona di Pordenone, retta allora dai Vallombrosani.

È stato bello certamente. Ma il clima generale di quel tempo si avvertiva fosse parecchio ostile, o indifferente, alla figura del prete e della chiesa in generale. Sembrava di vivere in un mondo schizofrenico. C’era stima personale, ma non della chiesa che rappresentavo. È così ancora oggi. Il prete è la persona più desiderata, ma nello stesso tempo si ha paura se viene la vocazione al proprio figlio. E mi sentivo ripetere dal vangelo “Non abbiate paura”. E da Papa Giovanni Paolo II… Ripetevo un brano di Mazzolari: noi ci impegniamo anche se altri non si impegnano.

Cari genitori cristiani, non abbiate paura della vocazione dei figli. Non temete cosa ne pensano gli uomini. Dopo 39 anni, sono qui a dire che, se si ha la vocazione, si può essere felici. Se non si ha la vocazione, o non la si segue, diventa una catastrofe per tutti. Come purtroppo si vede. O se si perde per strada la vocazione originaria.

Voglio dire solo questo oggi: abbiamo visto quanto sono importanti la fede, la chiesa, il vangelo, la preghiera per dare senso alla vita. Lo abbiamo colto anche in questi mesi che abbiamo visto la morte in faccia, o quanto meno la sofferenza di una malattia che, nella sua forma grave, faceva soffrire e tanto.

Cosa sono stati importanti nella mia vita? La vocazione. La famiglia. La comunità. La preghiera.

La vocazione, prima di tutto, l’aver seguito la mia vocazione.

La famiglia ha contato fino ai miei dodici-tredici anni, poi sempre di più sono stati importanti gli amici e, soprattutto, la comunità di elezione. La chiesa che ho amato come una famiglia.

La preghiera. Senza preghiera non sarei qui. Una preghiera non devozionale. Scusate se lo dico, ma è così. Molto fondata sul vangelo, e ringrazio chi nel corso degli anni me lo ha fatto gustare. La celebrazione della messa, sempre coinvolgente, non ripetitiva, ma sempre nuova. Più cresciamo in questa intimità con Dio, impregnata di amore, più facilmente vinciamo ogni forma di paura. Nel brano evangelico odierno – l’avete sentito voi stessi – Gesù ripete più volte l’esortazione a non avere paura. Ci rassicura come fece con gli Apostoli, come fece con san Paolo apparendogli in visione una notte, in un momento particolarmente difficile della sua predicazione: "Non aver paura – gli disse - perché io sono con te" (At 18,9). Forte della presenza di Cristo e confortato dal suo amore, l’Apostolo delle genti non temette nemmeno il martirio. Spero non ci sia bisogno. Ma di continuare a donare la vita. L’anniversario è un punto di arrivo e di ripartenza. Ti ringrazio, Signore, per avermi fatto cristiano e chiamato in Seminario, per avermi sostenuto e incoraggiato in questi anni; ho incontrato tanta gente che non aveva paura di seguirti e mi ha incoraggiato nella mia scelta. Fa’, o Signore, che i miei peccati e le mie fragilità non impediscano ma incoraggino anche altri a seguirti, per la loro e nostra felicità perché Tu sei amico e fratello e a stare con Te non si resta delusi. Amen.