Omelia in cattedrale II domenica di Quaresima 2020

15/03/2020

Omelia in cattedrale II domenica di Quaresima (15 marzo 2020)


Carissimi fratelli e sorelle, vi immagino seduti in casa mentre state ad ascoltarmi. Penso ai sacerdoti del seminario, ai parroci e collaboratori. Alle famiglie riunite, con ognuno a modo suo: qualcuno con un occhio al cellulare e un altro al vescovo che parla. Le mamme attente o forse indaffarate a far da mangiare.

“State a casa” continuano a ripeterci. E fanno bene. Ma non è facile stare a casa. Siamo come agli arresti domiciliari.

E non sappiamo quando ci sarà il fine pena, come direbbero gli amici carcerati.

Continuano le domeniche di Quaresima nel tempo del coronavirus.

Eppure anche da questa situazione stiamo imparando delle lezioni importanti. Qualcuno dice che non saremo più come prima.

Che cosa stiamo imparando dalla quarantena?

-La quarantena insegna alla nostra Quaresima che il digiuno eucaristico può aiutarci veramente a valorizzare il pane della Parola, che nutre e infiamma il nostro cuore e dà senso alla nostra vita.

-La quarantena consegna alla nostra Quaresima l’invito a recuperare la famiglia come piccola chiesa domestica, sapendo trovare spazi per vivere insieme la preghiera e tempo per condividere un dialogo vero tra i vari componenti della famiglia stessa.

-La quarantena ci insegna a usare il telefono e i tanti mezzi di comunicazione, per farci presenti con una attenzione di solidarietà e di vicinanza al prossimo: famigliari lontani, anziani soli… ecc.

-La quarantena fa sperimentare alla nostra Quaresima il valore della comunità. Ci sentiamo più uniti e in comunione in questi giorni e in queste settimane. Ci sentiamo legati gli uni agli altri. Isolati ma non soli.

Abbiamo ascoltato il vangelo dell’incontro di Gesù con la Samaritana. Gesù aveva sete.

Gesù desidera entrare nella sua vita: “Se tu conoscessi il dono di Dio!”

Cari fratelli e sorelle, il Signore è con noi, è vivo e attivo anche in queste circostanze. Vuole darci la sua acqua da bere per dissetare il nostro bisogno di senso e di vita.

Aperte o chiuse, le nostre chiese custodiscono la presenza del Cristo risorto, che continua a dirci, parafrasando e completando lo slogan che ci accompagna “Non abbiate paura, io sono sempre con voi, … andrà tutto bene!”.

La Quaresima è il cammino che ci porta alla Pasqua. Esodo che attraverso il deserto di purificazione, di solitudine e di sobrietà ci porta alla gioia pasquale.

Mi ha colpito la testimonianza di una operatrice sanitaria che riferiva come gli anziani, contattati telefonicamente, le rispondessero che stavano facendo le pulizie primaverili perché, dicevano “La Pasqua sta arrivando”.

Sì, cari fratelli, sì, care sorelle, la Pasqua è vicina! Ancora non so se e come riusciremo a celebrarla, ma la Pasqua verrà! Fate le pulizie primaverili!

La prima lettura si concludeva con questa domanda: “Ma il Signore è in mezzo a noi sì o no?”.

L’attualità di questa domanda risuona oggi perfino imbarazzante. Anche oggi, infatti, in mezzo a questo deserto delle nostre strade e delle risposte, ci rivolgiamo al Signore, dicendo:

ma Signore dove sei?

Una domanda che ci accompagna, risposte che lasciano dei margini di mistero.

Personalmente ho una risposta: Dio, il nostro Dio, il Dio di Gesù Cristo, che è Amore e Misericordia, è attivo e vivo in mezzo a noi ed è lì dove si rendono visibili l’amore e l’intelligenza messa a servizio dell’uomo e del bene comune. Dio non è presente solo quando noi preghiamo, ma è vivo e attivo nella carità verso il prossimo.

-Dio è presente nella dedizione straordinaria di tanti medici infermieri e personale sanitario.

-Dio è presente nella fantasia degli insegnanti che continuano a dare lezioni agli alunni.

-Dio è presente nei preti che le pensano tutte pur di farsi sentire dai fedeli.

-È presente nelle tante donne e uomini delle Istituzioni che dedicano l’intera giornata pensando a noi. Senza orari. Ma anche delle aziende private costrette a lavorare: ai farmacisti, alle cassiere degli alimentari, agli edicolanti…

-Dio è presente nei tanti volontari che da domani inizieranno a portare la spesa a casa a chi non può muoversi.

-Dio è presente nelle campane che suonano, e che chiamano alla preghiera, e nelle famiglie che rispondono, distanti ma uniti nella preghiera…

-Dio è presente in coloro che hanno aderito alla staffetta del rosario continuo coprendo quasi tutte le ore del giorno e della notte.

Cari fratelli e sorelle, il tempo del contagio ci ha brutalmente ricordato quanto siamo fragili, quanto siamo deboli.

Ma ci sta insegnando anche a pregare, e a pregare bene. La preghiera non serve come amuleto.

La preghiera rende possibile il nostro rimanere umani, rimanendo noi stessi senza consentire al virus che detti le regole del gioco.

Nel vangelo di oggi, Gesù è stanco, si siede ai bordi di un pozzo e ha sete. E chiede da bere alla Samaritana. Ma anche lei ha sete.

Lo sguardo di Gesù si posa non sugli errori della donna Samaritana, ma sulla sete d'amare e di essere amata. E lei riparte!

Gesù è il maestro delle rinascite, spinge a ripartire! Non rimprovera, offre: se tu sapessi il dono di Dio!

Ma noi, fratelli e sorelle, abbiamo sete di Dio, così come Gesù ha sete della nostra amicizia?

La samaritana è ripartita dall’incontro con Cristo. È quello che viene detto anche a noi, oggi, chiusi nelle vostre case: prepariamoci a ripartire. Ripartiamo dalla sete di Dio, ma rinnovati.

Meditiamo, in questo tempo, su quello che vogliamo cambiare nella nostra vita.

-Ripartiamo noi, adulti, dalla fede nel Signore, e dagli affetti più cari, troppo spesso trascurati e che in questi giorni un virus, che ci ha costretti a stare a casa, ci ha anche un po’ costretti a rivalutare.

Mi chiedevo in questi giorni: ma dobbiamo aspettare un virus per scoprire l’importanza della famiglia, della messa domenicale, della parola di Dio, della fraternità universale, del valore del bene comune, custodito e rispettato? Forse proprio questa è la grande lezione.

-Prepariamoci a ritornare nella vita di tutti i giorni, ma non come prima. Molti dicono che non saremo più come prima. Ma vogliamo uscirne migliori di come siamo entrati. Consapevoli delle cose che veramente contano.

Ma non vogliamo dimenticare questi giorni:

e allora concludo con delle proposte perché resti traccia, di questo tempo.

-Chiedo ai bambini di disegnare la giornata di oggi, un grande grazie alla loro famiglia, il vangelo di oggi…. Il vescovo che parla …

-Mi piacerebbe che i nostri adolescenti e giovani tenessero un diario di questi giorni. In particolare quelli della cresima… le domande, le cose belle, le paure, le speranza….

-Non vogliamo farci vincere dalla paura, dobbiamo prepararci a uscire, non come prima, ma migliori di prima. Il Signore ci aiuterà…

Mi piacerebbe che le cose più belle non volassero via. Forse, ogni tanto, quanto usciremo da questo tunnel, rivedendole e rileggendole ci aiuteranno a non dimenticare le lezioni che questi giorni ci hanno lasciato.

Carissimi, niente e nessuno ci dividerà dall’amore di Cristo. Non abbiate paura, io con voi fino alla fine del mondo … rimanete uniti!

+ Vescovo Livio