Omelia nella festa del santo Curato d'Ars patrono dei parroci 2019

05/08/2019

Omelia nella festa del santo Curato d'Ars patrono dei parroci (5 agosto 2019)


Cari confratelli, celebriamo insieme la festa del santo curato d’Ars, patrono di tutti i parroci e di tutti i preti.

Partiamo da quello che ci dice il vangelo che abbiamo appena ascoltato, nel quale è bene evidenziata la pastorale di Gesù, punto di riferimento per la nostra vocazione di presbiteri. Ci sono almeno otto verbi che ce la descrivono:

- Gesù percorreva, andava verso la gente, da tutti

- Insegnava e predicava il vangelo del regno

- Curava ogni malattia e infermità

- Sentiva compassione delle folle

- Coinvolgeva i suoi discepoli, proponendo una lettura della situazione dalla quale emerge che le folle erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore

- Pregava il Padre

- Mandava qualcuno a raccogliere la messe, dopo che lui ha seminato, e dopo che il raccolto è cresciuto

- Ai dodici discepoli, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d'infermità.


E poi teniamo ben presente anche la lettura tratta dal libro del profeta Ezechiele, nella quale al pastore viene chiesto conto della salvezza del malvagio e del giusto.

Se tu non ammonisci il malvagio, sei colpevole. “Se tu non parli perché il malvagio desista dalla sua condotta perversa e viva, egli, il malvagio, morirà per la sua iniquità, ma della sua morte io domanderò conto a te” e così per il giusto.

Riflettevo proprio su questo, noi dovremmo rendere conto anche dei nostri silenzi.

Di fronte al dilagare di scelte e di parole contro il vangelo, non possiamo stare zitti. E non possiamo stare zitti nemmeno di fronte agli attentati contro la famiglia, l’odio verso i profughi, lo scempio della creazione, le discriminazioni e le ingiustizie locali e globali… Siamo onesti, senza accusare gli altri, ci capita spesso di essere selettivi, di porre cioè l’enfasi su alcune condotte malvagie e di metterne sotto silenzio altre…

Dovremmo invece essere sempre pastori sull’esempio di Gesù, che era libero e chiaro, onesto e coerente…

Prendiamo ora ad esempio san Giovanni Maria Vianney. Ricordo che sono passati 160 dalla sua morte e appena 90 dalla sua proclamazione a Patrono dei Parroci, da parte di Pio XI.

Il «Curato d’Ars» ricorda ai sacerdoti che la pastorale deve curare soprattutto l’evangelizzazione e i sacramenti, autentiche sorgenti della vita cristiana, e che l’organizzazione (per cui egli aveva non poche doti) deve «servire» a creare la comunità cristianamente impegnata.

Quest’anno, come diocesi, stimolati anche dal nuovo messale che entro l’anno verrà pubblicato, metteremo particolare attenzione alla sorgente della vita cristiana: la liturgia. È la Liturgia che fa la chiesa. Oltre che la chiesa che fa la liturgia. Ma la liturgia è azione di Dio nella chiesa e nel mondo. È Dio che agisce. Non è opera umana, è opera di Dio.

Vogliamo far sì che le celebrazioni della santa messa siano più significative. In tutti i momenti. Anche nella preparazione dell’omelia.

In ogni comunità, con o senza prete, con o senza messa, ci deve essere un gruppo del vangelo…. La liturgia della Parola non deve mai mancare, essa è nutrimento essenziale per la nostra vita di fede. Perché sia significativa per la vita personale di ogni cristiano e per la vita di ogni comunità cristiana.

Le messe che celebriamo siano sempre più belle. La nostra Ars celebrandi migliori. Ci saranno degli appuntamenti comuni ma ognuno, nella propria vita sacerdotale, si prenda del tempo per la formazione.

La seconda cosa che vi chiedo è strettamente collegata alla vita del santo parroco di Ars: la celebrazione del sacramento della penitenza.

Voglio essere molto sintetico, ma molto chiaro. Faremo di tutto per assicurare alle nostre comunità cristiane, in assenza di presbitero, la celebrazione della Parola con la comunione. Quando non è possibile la messa, ci sia una celebrazione che sostiene la comunità cristiana perché non si disperda. Perché celebri la festa nel giorno del Signore. Chiederemo a diaconi, consacrati e a laici debitamente preparati, di offrire questo servizio.

Ma, se per queste celebrazioni potremo avvalerci di persone consacrate e anche di fedeli laici, nessuno potrà mai sostituire i preti nell’ascolto delle confessioni e nell’amministrazione della penitenza.

Sarà il sacramento che più di tutti rischierà di sparire dalle nostre proposte pastorali. Che fare?

Chiedo che in ogni Vicariato ci sia una chiesa dove ogni giorno, in orari conosciuti, ci sia un prete che si rende disponibile per le confessioni. In particolare, chiedo che a Forlì ci siano una o più chiese dedicate a questo importante sacramento. E proprio i preti più anziani possano rendersi utili a questo ministero. In questo momento, facciamo fatica a offrire in cattedrale un servizio regolare.

Infine, la proposta vocazionale. Preghiamo e promuoviamo le vocazioni al presbiterato, al diaconato, alla vita consacrata. Ogni prete, diacono, suora, catechista, operatore pastorale, apra gli occhi e si chieda a chi tra i suoi giovani o giovani adulti (fino ai 40 anni…), possa concretamente fare questa proposta.

Cosa vuol dire “fare la proposta”? Suggerire di partecipare al gruppo vocazionale che si incontra periodicamente a Pieve Acquedotto. È gravissima lacuna non preoccuparsi delle vocazioni. È sciupare la grazia di Dio. Come se il profeta Eli non avesse suggerito a Samuele di rispondere “Eccomi” alla chiamata del Signore, o se già la prima volta gli avesse detto “Torna a dormire e … non rompere!”.

Detto questo, una volta indicato, lasciamo che gli educatori facciano discernimento …

A settembre, due ragazzi entreranno in Propedeutica. E altri si stanno preparando. Nessuno di essi è venuto per la segnalazione di un Parroco… Ve lo dico non per rimproverarvi ma per incoraggiarvi: le vocazioni ci sono, il Signore chiama, manda operai per la sua messe, ma ancora non lo sanno che sono stati chiamati perché nessuno glielo dice…

Questo vale per le vocazioni sacerdotali, ma anche per quelle religiose maschili e femminili.

Ultima cosa da sottolineare. Abbiamo avviato in diocesi un cammino sinodale di presa di coscienza da parte dei laici della situazione e sulle risorse da cui partire e le sfide da affrontare.

Per questo motivo, quest’anno, in rispetto di questo processo, non faremo nomine particolari, che avrebbero, se effettuate, ignorato le riflessioni e le proposte che stanno arrivando da tutte i vicariati. Ci impegniamo perché a maggio giugno del prossimo anno, siano rese pubbliche le nomine e i nuovi assetti delle parrocchie e degli uffici diocesani. Quando non è il caso o la necessità di anticipare prima queste scelte.

Il santo Curato d’Ars visse in un’epoca difficilissima, a cavallo della rivoluzione francese, e subito dopo il periodo di Napoleone. Entrò in seminario, nel 1815, anno della sconfitta di Napoleone a Waterloo. Anni in generale non favorevoli per la chiesa.

Il Signore, sul suo esempio, ridoni a tutti noi la fiducia nella proposta cristiana e nel suo vangelo, per noi e per le future generazioni. La rinnovi a tutti, giovani o anziani.