Omelia nella festa di Santa Chiara 2021

11/08/2021

Omelia nella festa di Santa Chiara (11 agosto 2021)


“Rimanete in me e io in voi” Dove è vissuta e dove è morta santa Chiara? Nella chiesa di san Damiano, proprio cioè nella chiesa dove Francesco ha ricevuto un messaggio di Gesù, anzi il comando di Gesù: “Francesco, va’ e ripara la mia casa che va tutta in rovina”.

Non è casuale.

Il luogo diventa così una interpretazione della missione di santa Chiara e delle sue figlie per tutti i secoli.

Pietre vive della nuova Chiesa che dobbiamo riparare e ricostruire.

All’inizio, Francesco rispose a questo comando con pietre e con denaro. Ma la Chiesa è costruita dallo Spirito Santo con pietre vive.

E santa Chiara risponde con questo ideale: “fare del suo corpo un tempio per Dio solo” (ivi 6).

Care sorelle, oggi questa chiesa ricorda quella Chiesa.

Questo convento ricorda quel convento. Ogni clarissa continua la missione di Francesco e di Chiara.

Ad ognuna di voi, anche oggi, Gesù dice: “Va’ e ripara la mia Chiesa”.

La Chiesa non fatta di mura ma di pietre vive.

Una vocazione che vi chiedo di continuare, con sempre rinnovata intensità e perseverante amore.

Abbiamo bisogno di voi, del vostro amore per la Chiesa, della volontà di rinnovare e di rinnovarvi continuamente.

Nel libro dell’Apocalisse, si trova un bel messaggio di grande attualità anche oggi: “Ecco, faccio nuove tutte le cose” (Ap 21,5) Le nostre preghiere, le nostre celebrazioni, le nostre iniziative pastorali, i nostri incontri comunitari sono pietre vive se sono rinnovate ogni giorno dallo Spirito di Cristo.

La vita di santa Chiara non è “privatizzazione” della fede in Gesù, (salvarsi l’anima), non è ritirarsi in un individualismo o in un egoismo religioso. La vita di santa Chiara apre le sorgenti di ogni rinnovamento vero di sé e della chiesa tutta.

Vivere il Vangelo fino in fondo, senza riserve e senza resistenze, aprendo la porta del cuore al Signore, l’atto dove la fede diventa carità e dove la Parola, il Signore, si rende presente tra noi.

Venendo qui tutti ritrovino la Parola di Cristo viva. Non ripetizione stanca di preghiere, ma ascolto vivo dello sposo che ci parla.

E parla per costruire e ricostruire nuova umanità.

Sottolineo due dimensioni di una nuova umanità: l’amicizia e il carisma femminile nella Chiesa.

Della vita di santa Chiara e di san Francesco sottolineo la loro amicizia. Amicizia profonda e vera. Umana e spirituale. Dolce e concreta. Rappresentata iconicamente nella tunica cucita e ricucita di Francesco con le toppe prese dalla tunica di Chiara.

Santa Chiara, san Francesco, insegnateci che è possibile l’amicizia vera tra uomini e donne, nella chiesa.

Una amicizia profonda, casta, pura, pulita, umana, gratuita, profonda e bella. L’amicizia fra sorelle e fra fratelli nella fede. Una amicizia nella condivisione dell’unica amicizia con Gesù, il Signore della nostra vita.

La fraternità e la sorellanza. Sì, è vero, nella comunità siamo fratelli e sorelle. Ci sono delle amicizie, ma con tutti siamo sorelle e fratelli. Gesù aveva degli amici, dei discepoli ed era fratello di tutti. Gli amici si scelgono, i fratelli e le sorelle si trovano.

Anche con coloro che sono per carattere agli antipodi. Anche con coloro con i quali facciamo fatica a rapportarci. Siamo sempre e comunque fratelli e sorelle. Ma impariamo da Chiara e Francesco ad imitarli anche nell’amicizia.

La comunità cristiana, composta di fratelli e di sorelle, di amici e di amiche, è un laboratorio di nuova umanità. Non solo per cantare le lodi e innalzare preghiere, ma luogo dove si custodiscono e si seminano i germi di una nuova umanità. Un umanesimo integrale, una ecologia integrale.

San Francesco e santa Chiara. Non potevano esistere l’uno senza l’altra e viceversa.

Francesco non ci sarebbe senza Chiara, e Chiara senza Francesco.

La seconda dimensioni di una nuova umanità è il carisma femminile nella Chiesa.

A 27 anni dalla morte di Francesco, il 9 agosto 1253, PAPA INNOCENZO IV APPROVA LA REGOLA DI SANTA CHIARA, la prima Regola nella storia scritta da una donna per delle donne. "Innocenzo vescovo, servo dei servi di Dio alle dilette figlie in Cristo, Chiara abbadessa e alle altre sorelle del monastero di San Damiano d’Assisi, salute e apostolica benedizione.

“La forma di vita dell’Ordine delle “Sorelle Povere”, istituito dal beato Francesco, è questa: osservare il santo Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo, vivendo in obbedienza, senza proprietà e in castità» (RsC 1,1-2).

C’erano già, a quell’epoca, dei monasteri femminili; la nascita del secondo ordine francescano ha un accento nuovo. Il desiderio di santa Chiara è quello di voler vivere con la stessa regola di Francesco. Con la differenza della clausura. Ma una clausura più aperta, che consentiva alle sorelle di ascoltare le prediche dei frati, di non accettare donazioni e di vivere in totale povertà (quasi impossibile in una condizione di clausura). Una clausura che consentiva contatti con gli abitanti di Assisi.

Chiara lottò per i suoi ideali anche con papa Gregorio. Dimostrò determinazione, coraggio. Soprattutto quando si voleva mitigare il voto di povertà assoluta.

Una donna francescana. L’ordine delle Povere Dame di San Damiano. Santa Chiara è un esempio per le donne di oggi.

All’inizio la Chiesa non voleva le donne nel movimento francescano. Non sapeva come collocarle.

Conosciamo le difficoltà della Chiesa per il presente e per il futuro, dibattito, abbandoni, speranza, dubbi.

Quale via indica il vangelo, in particolare per costruire insieme, uomini e donne, una nuova Chiesa, nella comunione e nel servizio, nella pace e nella fraternità?

Care sorelle, voi siete il laboratorio dove sperimentare, contagiare, incoraggiare, sperimentare il femminile nella vita della Chiesa. Di Forlì, intanto.

Abbiamo visto quanto siano state importanti, nel mezzo della pandemia, le donne, che hanno sopportato gran parte del peso del lavoro dentro casa. Quale prezzo hanno pagato. Le violenze domestiche sulle donne sono fortemente aumentate nell’ultimo anno. Quanto sono state importanti per la vita della chiesa. Quanto sono e saranno protagoniste di una rigenerazione nella società e nella chiesa.

Non vogliamo tornare indietro o far finta che niente sia cambiato. O che il cambiamento si cerchi e si trovi in ruoli di potere.

Papa Francesco, nell’Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium ci sprona: la Chiesa riconosce l’indispensabile apporto della donna nella società, con una sensibilità, un’intuizione e certe capacità peculiari che sono solitamente più proprie delle donne che degli uomini... Ma c’è ancora bisogno di allargare gli spazi per una presenza femminile… Perché «il genio femminile è necessario in tutte le espressioni della vita sociale …(103).

Ma, prima di pretenderlo dalla società, diamo l’esempio come Chiesa.

Fra un mese, una ragazza di Forlì, suor Valentina, farà la sua professione solenne. Siamo felici. È il segno che l’esempio di santa Chiara è più attuale che mai. E questo appuntamento, nella sua semplicità, ce lo dimostra.

Concludo con il brano di san Paolo che ho citato il primo giorno della pandemia (mi verrebbe da dire nel lontano febbraio 2020, considerando il tanto tempo che è trascorso da allora), e che abbiamo letto oggi: un brano pieno di speranza, per Chiara (ricordiamo quanto sia stata ammalata, minacciata), come per ogni clarissa, e per ogni cristiano:

noi abbiamo questo tesoro (l’amore in Gesù) in vasi di creta, perché appaia che questa potenza straordinaria viene da Dio e non da noi. Siamo infatti tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo.

Rinnoviamo la Chiesa, la nostra umanità, sull’esempio sempre attuale di Chiara d’Assisi.