Omelia nella Giornata per la Vita (6 febbraio 2022)

07/02/2022

OMELIA DEL VESCOVO NELLA GIORNATA PER LA VITA

6 gennaio 2022


Ho ancora negli occhi e soprattutto nel cuore questi giorni di festa. Dalla festa di Beata Benedetta alla novena tutte le sere. E, in particolare da domenica scorsa con la Fiorita, poi la giornata di don Bosco dalla mattina con i ragazzi dei salesiani, e ancora alla sera in Duomo con i giovani, la Giornata della vita consacrata, San Biagio, la vigilia e la festa della Madonna del Fuoco, mi sono venute in mente tutte queste tappe quando ho letto il versetto del vangelo di oggi: la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio.
Anche in questi giorni c’è stata ressa nel Duomo per ascoltare e pregare la Parola del Signore: ringraziamo il Signore!
Lo diamo per scontato, ma è una meraviglia ogni volta. Come l’altra parola sempre del vangelo di oggi. Quando Gesù, dopo il discorso alle folle, quasi per ricambiare a Pietro il favore per averne utilizzato la barca come ambone per parlare alle folle, lo invita a prendere il largo e a gettare le reti. Ricordo con emozione come proprio questo versetto del vangelo ci ha condotti ad attraversare la porta del terzo millennio. Papa Giovanni Paolo II riprese infatti questo brano del vangelo, nella prima lettera apostolica Novo millennio ineunte: Duc in Altum. Prendete il largo. Ebbene, dopo aver preso il largo sulla parola di Gesù, Simone e gli altri pescatori riempirono le barche di pesci; il vangelo nota la reazione di Pietro e dei suoi amici: lo stupore aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui. Erano stupiti, meravigliati.

In questi mesi il Signore ci sorprende ancora e ci invita concretamente a ritentare di nuovo. Lo abbiamo già fatto altre volte. Quante volte lo abbiamo fatto! E quali risultati abbiamo ottenuto?
Per la verità, ci sono state anche prove positive. La nostra diocesi, ad esempio, ricorda ancora l’esperienza del Sinodo della fine degli anni ‘90.
E ci sono esperienze e gruppi del vangelo che continuano ancora oggi, da allora. E ci si ricorda dei frutti che hanno portato. E di come sia questa davvero l’unica cosa che il Signore ci chiede. Ascoltate il mio vangelo! 
Prima ancora di Gesù, la Parola risuonava a Gerusalemme. Ricordo solo un passaggio della prima lettura, dove all’esperienza di incontro con il Signore nel tempio, si sottolinea che vibravano gli stipiti delle porte al risuonare di quella voce, mentre il tempio si riempiva di fumo.

Ancora oggi vibrano le porte delle nostre Chiese alla voce del Signore.
Ma talvolta sembra che stendiamo su di essa una patina di abitudine e di indifferenza che annebbia tutto.
Gianni Morandi cantava che l'abitudine è una brutta bestia, un parassita che lentamente infesta.

Capitava talvolta in qualche parrocchia dove ero prima che, mentre si leggevano le letture o le si commentava, gli addetti al culto facevano altro…. tranne la cosa più importante: ascoltare Dio che parla.  Ci pensate è Dio che parla!
Sembra che non interessi! Forse perché lo abbiamo ascoltato tante volte? Ma l’innamorato non si stanca mai di ascoltare la parola dell’innamorata. E viceversa.

E questo atteggiamento capita anche sul tema della vita. 
Sono 44 anni che la Chiesa celebra la Giornata nazionale per la vita, nata come reazione alla legge sull’ interruzione della gravidanza. Ma anche prima pregavamo e operavamo per la vita. E corriamo il rischio di pensare che riguardi altri: preghiamo per chi non accoglie la vita. 
Noi pensiamo di crederci e di operare per difendere la vita. Ma facciamo abbastanza?
Quest’anno il messaggio della Conferenza episcopale porta il titolo “Custodire la vita”. 

Ci chiede di custodire la vita a 360 gradi. A non parlare contro, ma a promuovere una alleanza per la vita. A non usare l’evidenziatore, ma a mettere insieme tutti coloro che agiscono per la vita. Per non escludere, ma per includere.

Faccio un esempio dell’uso dell’evidenziatore. Il neo (riconfermato) Presidente Sergio Mattarella ha declinato per 18 volte la parola dignità. Siamo tentati di andare a vedere dove ha citato la parola o l’ambito che ci interessa ed evidenziarlo. Trascurando gli altri.
E, invece, anche lui, oltre agli esempi, chiede di imbarcare tutti in questa alleanza per la vita e la dignità della vita. Ogni vita. È un appello che faccio: alleandoci con gli altri, forse, sarà più facile che anche gli altri si alleino con noi. 

La pandemia, paradossalmente, ci ha dato una lezione. Abbiamo visto, ci siamo accorti che davvero siamo tutti fragili e siamo tutti sulla stessa barca. E abbiamo visto che ci sono stati uomini e donne che nella loro professione (medici, infermieri, farmacisti, assistenti sociali, amministratori, volontari, ma anche tante famiglie con la solidarietà di vicinato), hanno difeso, anzi non solo hanno difeso, ma hanno salvato vite, hanno promosso la vita. Sono anche loro alleati per la vita. 

Coloro che rischiano la vita per salvare vite dal naufragio di sgangherate barche sono alleati per la vita; coloro che assistono e visitano i malati terminali, aiutandoli a vivere con dignità, sono alleati per la vita.

Coloro che sostengono le famiglie nel progettare nuova vita, coloro che fanno di tutto per offrire un’alternativa concreta a chi è tentato di abortire, tutti questi sono alleati per la vita. E l’elenco potrebbe continuare.

Cerchiamo alleati, prima ancora che nemici. Convinciamo con la persuasione. 
Abbiamo tutti una tentazione da superare: che ognuno pensi di essere il vero, unico, difensore della vita.
Ognuno sia fiero di quello che fa e lo faccia sempre meglio, ma apprezzando anche quello che fanno gli altri. Quando parlo di alleanza per la vita intendo questo.

Ci sono ambiti cruciali in questo momento: si parla di omicidio del consenziente in vista di una legge sull’eutanasia. Il tragico calo demografico mette in evidenza che non è solo un problema di sostegni economici, ma di tocca una dimensione culturale molto più profonda. Gli aborti sono in calo, ma cresce il consumo delle pillole "dei giorni dopo", ormai liberalizzate. Si tende a banalizzare e a privatizzare l’esperienza dell’aborto, in questo tradendo la stessa legge 194, che non lo considera un fatto positivo e prevede misure per scongiurarlo. Come recita l’articolo 1, «lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio». 

Cerchiamo alleati, non arrendiamoci, forse dobbiamo cambiare strategie. La testimonianza che ascoltiamo sono testimonianze di chi lotta per la vita. In tanti campi.

All’inizio dell’anno pastorale avevo indicato in tre parole gli obiettivi di quest’anno: camminare insieme (alleanza per la vita), condividere l’amore di Dio, che avviene nell’ascolto della Parola e nella condivisione del pane eucaristico, pane di vita eterna. E, infine, coinvolgere. Coinvolgere nuove forze. Coinvolgiamo, lasciamo spazio anche ai più giovani. diamo fiducia alle nuove generazioni. Diamo spazio. Anche in questo modo favoriamo l’alleanza per la vita: camminando insieme, condividendo il valore della vita, e coinvolgendo più persone possibili. 

Permettetemi di chiudere ricordando un anniversario a me molto caro. Oggi, proprio oggi, ricorrono i trent’anni della morte del Servo di Maria, Padre David Maria Turoldo. Pochi sanno che il suo nome di battesimo era Giuseppe, il santo che ha custodito la vita di Gesù e di Maria, e che l’ultima messa l’ha celebrata nella Giornata per la vita del 1992, pochi giorni prima di morire di tumore. Le sue poesie sono tantissime. Ha anche tradotto i salmi e alcune preghiere di sua composizione sono ancora oggi contenute nel messale.

Ricordo solo un verso di una poesia che dice così: 
Vieni di notte,
ma nel nostro cuore è sempre notte:
e dunque viene sempre, Signore”.

Così sia.