Omelia nella Messa del mercoledì delle Ceneri (2 marzo 2022)

03/03/2022

OMELIA DEL VESCOVO NELLA MESSA DEL MERCOLEDÌ DELLE CENERI


Carissimi fratelli e sorelle,
avevo preparato un’altra omelia per questa sera. Una omelia in cui le parole mi erano uscite piene di futuro e di speranza. Le oscure tenebre alle quali ci aveva costretto il covid in questi lunghissimi mesi sembravano ormai sul punto di esaurirsi. Nei nostri pensieri, pieni di fiducia, dovevamo lasciarci tutto questo periodo alle spalle e, memori della lezione appena imparata, volevamo e dovevamo ricominciare. 
Ma se questo sembra sia proprio vero per quanto riguarda il virus, un'altra pandemia, più terribile ancora, è scoppiata. Purtroppo è iniziata una guerra in Europa, che rischia di allargarsi invece di chiudersi. 
In ogni caso, ci sono davanti a noi altre ombre, altre tenebre, altre preoccupazioni. Sembra davvero che l’inizio della Quaresima sia destinato ad essere poco rituale, ma molto attuale e concreto, che coinvolge tutti. E che ci ricorda che abbiamo bisogno della Pasqua. 
Abbiamo ancora di più bisogno di Quaresima, perché abbiamo bisogno di Pasqua, della Pasqua di liberazione dal male, da ogni male. E che il Signore risusciti la nostra umanità. Qui e per la vita eterna.

La Quaresima è un cammino di 40 giorni per rinascere.
Quando si cammina è importante avere in mente la meta, ogni tanto si deve alzare lo sguardo o, per lo meno, bisogna guardare verso l’arrivo.
E la nostra meta, guai a dimenticarlo,è la Pasqua.

Nel vangelo di Matteo del Mercoledì Santo ascolteremo Gesù che manda i suoi discepoli da un tale con queste parole: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”.
Aggiungo: ancora! Non disperate dell’umanità. Il Signore non dispera dell’umanità.
Farò la Pasqua da te. Il Signore vuole fare Pasqua da me, da te, con ciascuno di noi. è Lui che si invita a casa mia, nella casa del mio cuore. Prepariamoci ad accoglierlo. Ecco il senso della Quaresima.
La Quaresima non è lo scopo di vita del cristiano. 
Lo scopo è la Pasqua. Ma senza la Quaresima, non c’è Pasqua. 

Cosa portiamo con noi nel cammino quaresimale per fare Pasqua con Gesù e i discepoli? Tre sono gli atteggiamenti da mettere nello zaino:la preghiera, la solidarietà e il digiuno. Lo abbiamo sentito chiaramente nel Vangelo.

Prima condizione, la preghiera
Perché pregare? Perché la preghiera conforma ai sentimenti di Cristo! Perché ci aiuta a rispondere alle domande che ci fanno e ci facciamo: che cosa abbiamo da offrire come cristiani in questo momento della storia agli uomini smarriti e sofferenti? Cosa possiamo dire mentre si diffonde l’angoscia e lo sconcerto per la regressione dell’umanità alla violenza, alla babele, all’impossibilità di incontrarsi, di discutere, di comprendersi?
Non abbiamo altro da dire che il Vangelo. Convertitevi e credete al Vangelo, il sacerdote ci dirà mentre sparge le ceneri sulla testa. Lo dice al plurale, siamo popolo di Dio e ci incoraggia a fidarci del Vangelo.
Pregare non è dire preghiere, ma dire il Vangelo.
Vi invito a dire ogni giorno il Padre nostro insieme!
A dire il rosario ogni giorno insieme! A venire a messa ogni domenica insieme! 
È troppo? Vi consiglio, ma state attenti, non lamentatevi se poi invece di vincere il male con il bene vi lascerete travolgere dal male. Non dimentichiamo che il primo frutto della preghiera è la conversione di chi prega. Se tu preghi per la pace sei il primo che si impegna e testimonia la pace.

Seconda condizione, la solidarietà.
Nel Vangelo la si chiama elemosina, la concretezza della solidarietà. Vi chiedo di andare oltre l’elemosina da dare al povero che incontriamo per strada.  La preghiera se sarà vera preghiera porterà frutti di solidarietà, di fraternità e di pace. 
Diventerete artigiani di fraternità in casa, a scuola al lavoro e artigiani di pace. Ma state attenti: se il vostro cuore non è buono non porterete frutti buoni.
Tempi inediti, cambiamento d’epoca, con la preghiera cambia anche la solidarietà. Cosa vuol dire vivere una nuova solidarietà? Una solidarietà convertita? I gruppi del Vangelo e i gruppi sinodali ci possono aiutare a trovare scelte nuove di prossimità e di accoglienza. La solidarietà per l’Ucraina sarà vera accogliente se sarà animata dalla preghiera.

Terza condizione, il digiuno.
È condizione collegata alla solidarietà e alla preghiera. Il digiuno è la preghiera del corpo. Sentire il desiderio di Dio come quando sentiamo il desiderio di mangiare durante un digiuno. 
Digiunare per la pace. Cosa vuol dire? 
Con la pratica penitenziale del digiuno e dell’astinenza la Chiesa accoglie e vive l’invito di Gesù ai discepoli ad abbandonarsi fiduciosi alla Provvidenza di Dio, senza alcuna ansia per il cibo: “La vita vale più del cibo e il corpo più del vestito... Non cercate perciò che cosa mangerete e berrete, e non state con l’animo in ansia... Cercate piuttosto il regno di Dio, e queste cose vi saranno date in aggiunta” (Lc 12,23.29.3 1).
Oggi il Papa ci ha chiesto di pregare e di digiunare per la pace. Per amore sono disposto a togliermi il pane di bocca, cosa sono disposto a togliermi per darlo in solidarietà a chi ha bisogno? 
Si rinuncia solo per amore! 
Ma attenzione. Digiuno, preghiera e solidarietà, vanno insieme. 
Nella preghiera trovi la forza per digiunare e destini quello che non consumi o non spendi in solidarietà.
Se tu fai l’elemosina e non digiuni, non ti costa niente. Fai solo per farti vedere o mettere in pace la coscienza.
Se digiuni e non fai l’elemosina e come se tu facessi una dieta. 
Se preghi e non digiuni e non fai penitenza la tua preghiera è sterile.
Se fai penitenza e digiuni ma non preghi le tue azioni non sono ispirate da Dio.
La pace in Ucraina e in tante altre parti del mondo ci stanno a cuore. Perché ci sta a cuore la sorte di ogni fratello e sorella.

Abbiamo toccato con mano anche nella pandemia che non ci si salva da soli, che siamo tutti nella stessa barca, che l’indifferenza e la prepotenza danneggia tutti. 
Le sorti dell’Ucraina ci coinvolgono, e la risposta è una sola: l’amore e la solidarietà.
Abbiamo davvero bisogno di fare Pasqua. Abbiamo bisogno che risorga l’umanità come è risorta l’umanità di Cristo, garanzia e promessa della nostra risurrezione.
Il Cristo risorto, il Cristo vivo, ci vuole vivi, ha sposato la nostra umanità, ci vuole umani.
Ma non sempre è facile, ci vuole un lungo cammino. Anche il cammino quaresimale di 40 giorni, ci può aiutare a essere quello che siamo: figli di Dio e fratelli tutti.
Riceviamo le ceneri con gioia, con impegno e fiducia.
Vieni santo Spirito, non lasciarci spenti come queste ceneri,
accendi in noi il fuoco del tuo amore. Amen