Omelia nella Messa della Domenica delle Palme 2023

03/04/2023
Cari fratelli e sorelle,
con questa liturgia così intensa e ricca abbiamo aperto la settimana santa.
Sottolineo quattro segni di questa domenica speciale: le palme, la processione, la passione e, infine, la riapertura della Basilica di san Mercuriale.

Gesù fu accolto dall’agitare festoso delle palme, noi oggi abbiamo in mano un rametto d’ulivo; con questo gesto, gli abitanti di Gerusalemme manifestavano la loro gioia per l’ingresso di Gesù in città.
È tradizione collocare il ramo d’ulivo nelle nostre case e anche regalarlo a chi non è potuto venire in chiesa in questo giorno. È un piccolo e semplice segno di gioia che desideriamo ci accompagni per tutto l’anno.
Ma, insieme all’ulivo, non dimentichiamo l’altro segno dell’ingresso di Gesù: Gesù non è entrato in città cavalcando un cavallo, ma un pacifico asino. È entrato disarmato, pronto a dare la vita, senza toglierla. Ci ha rivelato il volto di un Dio che non sta mai dalla parte dei prepotenti, ma dei poveri e dei costruttori e portatori di pace.

Il secondo segno è la processione. Abbiamo camminato insieme fratelli e sorelle, come popolo di Dio. Vi ricordate? Abbiamo iniziato la Quaresima ascoltando il profeta Gioele che sollecitava: radunate il popolo, indite un’assemblea! Insieme abbiamo iniziato e insieme continuiamo a camminare. Siamo sulla stessa barca, ci ricordava papa Francesco tre anni fa e ce lo ricordano tuttora anche i ragazzi, che hanno allestito una bella e significativa mostra in Episcopio con lo stesso titolo.  Camminare insieme è la sfida di sempre e anche di oggi.

Terzo segno, in un batter d’occhio si passa dalla gioia travolgente all’angosciante sofferenza della crocifissione. Due circostanze contrastanti.
Il Figlio di Dio apparentemente è sconfitto e umiliato. Mi chiedo: perché, anche dopo la risurrezione, gli evangelisti hanno dato tanto così tanto spazio alla passione e non altrettanto alla risurrezione?

E, infine, non posso trascurare il punto di partenza e di arrivo della nostra processione: le chiese aperte del Carmine e la Basilica di san Mercuriale. Stiamo riparando e ristrutturando tante chiese, in questi anni. È un atto dovuto alla bellezza e alla memoria di chi ce le ha donate. Sono costate tanti sacrifici per il popolo di Dio.  Ma a che ci servono tante chiese, cari fratelli e sorelle, se poi restano deserte? La chiese non sono un museo, non sono aule per concerti, anche se la bellezza di un concerto riempie la chiesa. Le chiese sono fatte per essere riempite di fedeli che pregano insieme Dio, come facciamo quest’oggi, cari fratelli e sorelle. Chiese aperte e chiese vive! Questo è il nostro desiderio.
In chiesa siamo battezzati e in chiesa celebriamo il rito delle esequie, porta d’ingresso nella vita eterna.
Ogni nostra vita è come la settimana santa: inizia con la gioia degli ulivi, prosegue con la complessità della vita, attraversa il momento drammatico della morte, ma si conclude con la gioia pasquale per una vita eterna in Dio.
Noi siamo ancora più importanti delle chiese di pietre, noi siamo la Chiesa, fatta di pietre vive!

Buona settimana santa, carissimi fratelli e sorelle. Viviamo tutti lo stesso destino di morte e risurrezione, immersi nell’amore di Dio.