Omelia nella Messa esequiale per Paola Pessina (19 ottobre 2022)

19/10/2022

OMELIA del VESCOVO S.E. Mons. LIVIO CORAZZA
nella MESSA ESEQUIALE PER PAOLA PESSINA

19 ottobre 2022


Nata a San Giorgio di Nogaro (UD) il 16 febbraio 1937, dopo la seconda guerra mondiale con la sua famiglia si era trasferita, in un primo momento, a Torino e poi a Biella dove era stata insegnante fino al 1984, quando aveva lasciato il lavoro per assistere i genitori.
Nel 1999 ha incontrato don Pietro Fabbri e la comunità del Buon Pastore di Forlì che ha frequentato periodicamente e dove si è poi trasferita definitivamente nel 2000.

Fin dal suo arrivo nella nostra Diocesi, si è resa disponibile e ha collaborato, con competenza, umiltà e passione, con vari uffici diocesani: Ufficio pastorale, Ufficio di Pastorale della Salute, Caritas, Ufficio Liturgico, Servizio per il Catecumenato degli adulti. Negli ultimi tempi il declinare delle forze e l’appesantirsi della malattia non le hanno impedito di sentirsi costantemente “figlia amata dal Padre, membro vivo della Chiesa”.

Desidero innanzitutto condividere con voi tutti le parole di alcuni confratelli vescovi che non hanno potuto essere fisicamente presenti oggi, ma che hanno conosciuto molto bene Paola.
Il primo breve messaggio è del vescovo Lino Pizzi, che ricorda Paola come un’anima bella che il Signore avrà accolto in Paradiso. La comunità del Buon Pastore e quanti l’hanno conosciuta hanno goduto della sua profonda spiritualità, della sua mitezza e pacatezza.

Nel suo messaggio il vescovo Roberto Farinella, di Biella, ricorda Paola come una presenza viva nella diocesi di Biella dove, tra l’altro, è stata volontaria dell’Associazione biellese di volontariato, della cui associazione è stata presidente dal 1993 al 2000.

E poi c’è il messaggio del vescovo Erio: devo molto a Paola in termini di collaborazione, amicizia e testimonianza e la ricorderò con particolare affetto. È stata un grande dono del Signore per molti: umile, intelligente e riservata.

Le letture di oggi ci aiutano a dare un significato cristiano alla morte della nostra sorella Paola.
Nel vangelo, Gesù raccomanda ai suoi discepoli di capire bene una cosa: tenetevi pronti, nell’ora che non immaginate viene il Figlio dell’uomo. Queste parole, di solito, le facciamo coincidere con la morte personale di ciascuno di noi.
E Paola, lo sappiamo, da tempo era pronta, anzi desiderosa di morire. Personalmente lei non vedeva l’ora di lasciare questo mondo. Spesso mi chiedeva: “Lasciatemi andare”. E questo, lo confesso, mi faceva soffrire, non si riusciva a distrarla da questo suo proposito. Ma lei, evidentemente, si sentiva pronta. Mi faceva venire in mente il vecchio Simeone e santa Monica, la mamma di sant’Agostino.
Aveva combattuto la buona battaglia, e aveva conservato la fede.

Della sua lunga vita, io ho incrociato solo gli ultimi anni. I più faticosi, dal punto di vista fisico. I più difficili, dal punto di vista sociale. In questi tre anni è capitato di tutto. Eppure devo dire che ho conosciuto una Paola che ha letto con fiducia e speranza il momento che stiamo vivendo. Sapeva cogliere i segni positivi nella chiesa e nel mondo. Almeno personalmente, non l’ho mai sentita lamentarsi della situazione, anzi aiutava ad avere uno sguardo di fede e di speranza, sul tempo e sulla chiesa. E per questo la ringrazio.

Colgo in lei, armonizzate, le virtù della fede, della speranza e della carità. E questa armonia la vedo anche nel fatto provvidenziale che lei ci abbia lasciato di domenica. Nel giorno dei giorni, nel giorno più bello per un cristiano.
Il giorno del Signore, che anticipa la comunione definitiva con Lui. Il giorno della risurrezione.
Il giorno delle donne che corrono ad annunciare Cristo risorto, il giorno dei discepoli tristi che dopo l’incontro con Cristo, corrono pieni di gioia a Gerusalemme.
Il giorno della gioia e della speranza, della comunione e della missione.
Paola nella sua vita, in particolare qui a Forlì, ha corso e lavorato per seminare speranza e gioia fra i cristiani.

Nella prima lettura, abbiamo ascoltato un brano di san Paolo tratto dalla lettera agli Efesini. È un passaggio autobiografico. San Paolo confida il suo ministero. A me, che sono l’ultimo fra tutti i santi, è stata concessa questa grazia: annunciare alle genti le impenetrabili ricchezze di Cristo …
A ognuno il Signore affida un compito particolare. A San Paolo, l’Apostolo delle genti, il Signore ha affidato il compito di annunciare le ricchezze di Cristo ai pagani, ai non ebrei. E sappiamo con quanta fede e quanta passione ha portato avanti questo compito.
E a Paola, quale ministero il Signore ha affidato?
Sottolineo le tre note particolari di Paola, importanti anche per noi. Alcune note sono state già accennate nei messaggi dei confratelli vescovi.
Personalmente sottolineo la centralità della preghiera, fondata biblicamente, la formazione e la fraternità.
Paola ha amato e servito la chiesa.
Ha lavorato per la formazione dei cristiani e per la costruzione della comunità cristiana, attraverso il suo impegno nella pastorale, nella catechesi. Attraverso il suo amore, appassionato e competente, per la formazione degli operatori pastorali in particolare.
Per realizzare il compito formativo che aveva ricevuto ed abbracciato certamente si rifaceva a riflessioni e spunti da tanti autori che frequentemente leggeva. Sappiamo che il preferito era don Tonino Bello, ma soprattutto essenziale era il confronto costante e approfondito della Parola di Dio, dalla quale scaturiva la preghiera personale e comunitaria. Era una donna che amava la Parola di Dio.
Credo che in nessuna delle celebrazioni diocesane, a qualsiasi livello, mancassero preghiere dei fedeli composte da Paola nutrite di Parola. Non solo perché lei era disponibile ma soprattutto perché erano fatte bene. Semplici e profonde contemporaneamente. E di veglie ne ha prodotte in quantità industriale.

E lei credeva nella fraternità. La preghiera sfociava nella vita comune. Viveva per prima quello che diceva. In una vita comune innovativa e significativa. Con le fatiche e le pesantezze di ogni vita comune. Ma nella consapevolezza che solo in una vita comune piena e significativa trovavano senso le celebrazioni e le azioni pastorali. Se non viviamo prima fra di noi il vangelo di Cristo, che senso ha dirlo ed annunciarlo agli altri?
Ringrazio la comunità del buon Pastore per il servizio di questi anni. Con la fine di Paola si chiude un’epoca, ma ci auguriamo se ne apra una nuova.

Cara Paola, ci siamo conosciuti e frequentati per poco tempo. Ti ringrazio per la stima e l’affetto con i quali sempre mi accoglievi. Anche per la complicità dovuta alla nostra comune origine friulana. Mi facevi sentire ancora di più a casa qui Forlì. Grazie per il tuo amore per la chiesa e la comune visione ecclesiale. Sei nata a San Giorgio di Nogaro (UD).
Dopo la seconda guerra mondiale con la sua famiglia sei emigrata a Torino e poi a Biella dove sei stata insegnante fino al 1984.

E poi, nel 1999 hai frequentato la comunità del Buon Pastore trasferendoti definitivamente nel 2000. Non posso non concludere questo saluto con il nostro saluto: mandi, Paola. Rimani con il Signore, sempre, e dopo aver condiviso tante volte la mensa, preparati a tavola come tante volte facevi quando pranzavamo insieme al Buon Pastore. Mandi Paola.