Omelia nella notte di Natale 2020

24/12/2020

Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto.

Un po' tutti pensiamo che sia un Natale rovinato dalla pandemia, quest’anno. Un Natale triste e un po’ malinconico. Un Natale di guerra. Un Natale vissuto nella solitudine…. Ed è vero, per molti versi.

Ma non è una novità. Se questo è un Natale drammatico, drammatico lo era anche il primo. Il Natale è nato impegnativo, apparentemente triste, sotto occupazione straniera, in solitudine… disagiato e povero.

Così duro, quel primo Natale, che una donna incinta ha dovuto lasciare la sua casa e mettersi in viaggio e, pensate un po', a causa di un decreto governativo.

In una meditazione di Carlo Maria Martini sul Natale diceva: «Un viaggio faticoso da Nazaret a Gerusalemme per soddisfare la vanità di un imperatore, le porte in faccia ricevute da Giuseppe che cerca un posto per far nascere il bambino, … il disinteresse con cui il mondo accoglie il figlio di Dio che nasce. E su tutto questo grava una pesante cappa di grigiore, di incredulità, di superficialità e di scetticismo, evidenziata nelle gravissime ingiustizie presenti allora nel mondo. Non si può dire che il contesto del primo Natale fosse un contesto di luce e di serenità, ma piuttosto di oscurità, di dolore e anche di disperazione».

Questo è il Natale quando è nato il Figlio di Dio che si è fatto uomo per noi.

Il Natale è proprio questo: il Figlio di Dio viene in mezzo a noi per dirci, e ripeterci, non abbiate paura, vi annuncio una grande gioia.

È la gioia della presenza di Dio in mezzo a noi, la gioia vera del Natale. Qualsiasi siano le condizioni in cui nasce e viene.

In realtà, forse, erano strane le feste di Natale degli altri anni, quando si celebravano i natali con l’esplosione dell’esteriorità che lasciava poco di spirituale. E si dimenticava il protagonista. E, allo stesso modo, si dimenticavano i destinatari per cui il Bambino era venuto: i poveri e i miti.

Forse quest’anno riusciamo a capire più in profondità il senso della venuta di Cristo. L’augurio è che riusciamo a trovare la verità del Natale, dentro a questo Natale diverso.

Un bambino ci è stato donato

La prima verità è la nascita di un bambino. Tanta festa per un bambino. Ma questo bambino implora, con le sue lacrime, di accorgerci dei bambini che nascono oggi. O che non nascono.

L’inverno, il buio delle nascite di nuove creature, insieme con i tanti morti di questa pandemia, sono la minaccia che le ombre non arretrino, ma rimangano ad oscurare il nostro futuro.

Non c’era posto per il bambino del primo Natale, ma non troviamo posto neanche per i bambini oggi.

È facile accettare che Gesù risorga, perché operare miracoli e sconvolgimenti è più un mestiere da Dio. Un uomo che è risuscitato sbalordisce, ma un bambino che nasce intenerisce e sembra sproporzionato di fronte ai problemi che abbiamo. Eppure Dio si è fatto bambino.

E il bambino di Betlemme ci fa pensare che forse Dio si è sbagliato. Che avrebbe dovuto ascoltare Giovanni Battista che annunciava l’arrivo di un Messia capace di fare piazza pulita delle ingiustizie e dei peccati degli uomini. E invece nasce un bambino, e questo bambino diventa un Messia che annuncia e testimonia la misericordia.

Nella notte, Dio viene

Il primo Natale è capitato di notte. Quanti significati ha la notte. La notte fa paura. Il popolo della notte ha bisogno di vincere la paura del buio stordendosi, distraendosi. Vincendo l’angoscia e la cupezza della vita.

Siamo da quasi un anno dentro a questo buio che non finisce mai. Tenebre che ricoprono tutta la terra, e gli spiragli di luce, talvolta, sono dei miraggi. L’angoscia ci assale.

Il buio della notte, quest’anno, lo troviamo ancora più vero.

È nel buio che notiamo la luce. Eravamo abituati a rompere le tenebre con le luci artificiali. Ma questo buio come riusciremo a vincerlo?

Gli angeli ripetono oggi anche a noi: “Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore.

In questa notte, in queste notti, spegniamo tutte le luci in casa, per un momento, e lasciamo acceso solo un piccolo lume accanto al presepe. Ritroviamo fiducia nel Figlio di Dio che è nato per noi. Ci auguriamo che, a partire da questo Natale, sappiamo distinguere il vero dall’artificiale. I veri e i falsi amori spesso si confondono. Occorre avere occhio per saperli distinguere. L’amore che Cristo è venuto a portare lo

vedremo alla prova sulla croce, la prova provata che il suo amore è vero.

Se la pandemia ci ha fatti piombare dentro a fitte tenebre, coltiviamo l’attesa e alimentiamo la speranza: Dio ha vinto il mondo e la sua luce vince le tenebre. Le luci ci sono anche oggi: «Ci sembra di intravedere, nonostante le immani difficoltà che ci troviamo ad affrontare, la dimostrazione che stiamo vivendo un tempo di possibile rinascita sociale».

Quanto amore, quanta solidarietà, quanta fraternità, in questi mesi: ringraziamo il Signore per queste luci che hanno squarciato le tenebre.

Maria e Giuseppe, i pastori e i magi, e schiere innumerevoli nella storia passata e recente, hanno trovato la verità decisiva per la loro vita, la luce che Cristo è venuto a portare.

E il Verbo si è fatto carne e venne ad abitare in mezzo a noi.

Non è mai stato facile il Natale. Ma ha portato sempre doni di speranza, questo sì!

Come ai pastori, il Signore affida a noi, questa notte, di portare la luce e la speranza cristiana a coloro che incontreremo. I nostri auguri abbiano il sapore della verità ritrovata, per ripartire, anzi per rinascere.

È per farci rinascere che è venuto in mezzo a noi.

Rinnovo gli auguri di buon NATALE a voi tutti qui presenti e a tutti coloro che ci hanno seguito e sono ora collegati o ci vedranno in queste ore e giorni.

Che senso ha il Natale quest’anno? Ha ancora più senso di altri anni, è ancora più vero di altri anni. La luce nelle tenebre è ancora più luminosa di altri anni. … l’invito a guardare avanti con coraggio, con fiducia e speranza.

Se non ora, quando? Se non ora, quando dimostreremo di essere uomini e donne di speranza, uomini e donne di fede?

È questo il momento di dimostrare di essere uomini che custodiscono la vita delle persone che si amano.

Come Pastore e con i sacerdoti e diaconi, i consigli pastorali, i consacrati, come membra di uno stesso corpo, siamo accanto alla sofferenza e alla solitudine di ciascuno per prenderne una parte, per sollevare insieme un pezzo di croce e renderla meno pesante.

Vi incoraggiamo di continuare nella testimonianza della fraternità che tanto ha colorato anche questo tempo di Avvento.

Sono tempi difficili. Ma vorrei che voi vi uniste a me nel chiedere a Gesù Bambino il regalo di non lasciare che ci venga rubata la speranza.

Lasciamoci illuminare dalla luce della grotta di Betlemme, da dove viene la sorgente della vera speranza e della vera pace.

Quella che gli Angeli hanno annunziato agli uomini amati dal Signore.

E allora sì e, nonostante il Covid 19, sarà un Buon Natale!