Orientamenti pastorali del Vescovo 2021-2022: documento

S.E. Mons. Livio Corazza, Vescovo di Forlì-Bertinoro

Orientamenti dell'anno pastorale 2021-2022

25/10/2021

Orientamenti per il nuovo anno pastorale 2021-2022: la relazione del Vescovo (25 ottobre 2021)

Riprendo le tre parole già presentate all’apertura dell’anno pastorale.

Camminare.

La chiesa non si è mai fermata. È in sinodo permanente.

Syn odos; syn= insieme; odos="strada." Facciamo strada insieme. Non solo camminare, ma camminare insieme. Stare Insieme non basta, bisogna camminare

Il vescovo si muove con il pastorale, il bastone da viaggio; quando ascoltiamo il vangelo siamo in piedi, pronti a metterlo in pratica, a metterci in cammino…

Ieri il vangelo, si concludeva con queste parole: e subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.

Condividere.

È il punto di ristoro del nostro camminare, punto di arrivo e di partenza. Il momento caldo della condivisione: l’eucaristia.

Coinvolgere.

Ieri era la giornata missionaria mondiale. Il Signore chiama e invia in missione. La missionarietà di tutti si esprime nel non camminare da soli, ma di coinvolgere. È il compito del pastore. Di ogni cristiano. Contattare, convincere, invitare, coinvolgere.

Ma per camminare insieme bisogna aver chiaro dove dobbiamo andare.

Quali scelte fare?

Prima di sintetizzare gli Orientamenti, riassumo di nuovo, il cammino ecclesiale che ci aspetta in comunione con il Papa, in comunione con tutte le chiese del mondo e d’Italia.

Facciamo il punto sui due sinodi.

Gli itinerari sinodali lanciati nel 2021 sono due, che si intrecciano.

Uno è il Sinodo 2021-2023 della chiesa universale, intitolato “Per una chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”, che si è aperto il 9-10 ottobre in Vaticano e il 17 ottobre in ogni diocesi del mondo. E si concluderà con un sinodo nel 2023.

Trovate nel sito www.synod.va i documenti di riferimento: Il documento base e il vademecum.

L’altro è il cammino sinodale italiano, ufficialmente aperto dall’Assemblea della CEI dello scorso giugno, che si snoderà dal 2021 al 2025. È stata presentata una carta d’intenti dove viene indicato un tema:

“Annunciare il Vangelo in un tempo di rigenerazione”, specificato nelle tre dimensioni già presentate a papa Francesco: Vangelo-fraternità-mondo.

Don Erio ci ha posto la domanda:

C’era proprio bisogno di un sinodo sulla sinodalità?

Sì, ce n’era bisogno.

Non perché non fossimo in cammino, ma perché abbiamo bisogno di conoscere meglio la direzione. E per camminare con più decisione.

Quindi per chiarire la direzione e rinnovare l’energia.

Il Cammino sinodale italiano si articolerà in tre fasi.

La fase narrativa è costituita da un biennio in cui viene dato spazio all’ascolto e al racconto della vita delle persone, delle comunità e dei territori. Nel primo anno (2021-22) vengono rilanciate le proposte della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi per la XVI Assemblea Generale Ordinaria;

nel secondo anno (2022-23) la consultazione del Popolo di Dio si concentrerà su alcune priorità che saranno individuate dall’Assemblea Generale della CEI del maggio 2022.

La fase sapienziale è rappresentata da un anno (2023-24) in cui le comunità, insieme ai loro pastori, s’impegneranno in una lettura spirituale delle narrazioni emerse nel biennio precedente, cercando di discernere “ciò che lo Spirito dice alle Chiese” attraverso il senso di fede del Popolo di Dio.

In questo esercizio saranno coinvolte le Commissioni Episcopali e gli Uffici pastorali della CEI, le Istituzioni teologiche e culturali.

La fase profetica culminerà nel 2025, in un evento assembleare nazionale da definire insieme strada facendo. In questo con-venire verranno assunte alcune scelte evangeliche, che le Chiese in Italia saranno chiamate a riconsegnare al Popolo di Dio, incarnandole nella vita delle comunità nella seconda parte del decennio (2025-30).

Tutti gli eventi in programma – dalla Settimana Sociale di Taranto al Congresso Eucaristico di Matera – sono parte integrante del Cammino sinodale, in quanto espressione di una Chiesa che si mette in ascolto, che dialoga e che trae dall’Eucaristia il proprio paradigma sinodale.

Si è appena conclusa la 49^ settimana sociale di Taranto: Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro.

È stato un bel momento di Chiesa. Vivace, giovanile, profondo e concreto. Va sottolineato l’apporto dei giovani con il Manifesto dell’Alleanza del camminare.

Commenta Smerilli: “La parola alleanza è quella che ci porteremo da queste giornate. E dentro l’alleanza la connessione. Tantissime realtà del nostro mondo non riescono a mettersi insieme e per questo non superano quella massa critica che è richiesta per innescare i processi di cambiamento. I giovani sono capaci di farlo. A noi adulti il compito, come dice papa Francesco, di essere terra fertile che permette ai semi piantati da loro di portare frutto».

SUL CAMMINO SINODALE NON PARTIAMO DA ZERO

Nell’intraprendere questo cammino, la Chiesa di Dio che è in Italia non parte da zero, ma raccoglie e rilancia la ricchezza degli orientamenti pastorali decennali della CEI, elaborati fin dagli anni ’70 del secolo scorso.

Il testo di riferimento e di partenza di un cammino sinodale mai interrotto è il Libro degli Atti degli apostoli. Lì ci sono le prime tappe di un cammino sinodale:

la scelta del successore di Giuda;

la scelta di chiedere la circoncisione o no, a coloro che provenivano dal mondo pagano;

sostituire gli Apostoli nel servizio delle mense;

ecc…

Mi corre l’obbligo di spigare brevemente il significato delle parole sinodo e concilio. Il concilio è l’assemblea di tutti i vescovi della chiesa universale; il sinodo universale è un convegno con rappresentanti dei vescovi; il sinodo è un convegno con i rappresentanti di una chiesa particolare o diocesi indetto o presieduto dal vescovo.

Ma veniamo ai tempi. Espressione di un cammino sinodale che si è espresso nella forma del concilio e dei sinodi, innanzitutto il Concilio vaticano II. A cui seguirono i sinodi della chiesa universale. Papa Francesco, che ha richiesto una consultazione di tutta la chiesa, convocando dei sinodi: due sulla famiglia, uno sui giovani e uno sull’Amazzonia.

Ci sono stati dei sinodi convocati dai Vescovi delle chiese diocesane (oltre 160 diocesi hanno tenuto un sinodo nel dopo concilio). Anche la chiesa di Forlì – Bertinoro ha tenuto un sinodo nel 1994 che terminò nel 1997, per iniziativa di mons. Zarri

Nel cammino sinodale intrapreso, ci sono elementi di continuità e di novità.

Il Consiglio permanente nel messaggio ai fedeli, il 29 settembre, tra l’altro scrive:

“Nel suo documento programmatico Evangelii Gaudium, Papa Francesco ha rilanciato con parole nuove e vigorose la dimensione missionaria dell’esperienza cristiana, disegnando piste coraggiose per l’intera Chiesa, provocandola a mettersi più decisamente in cammino insieme alle donne e agli uomini del nostro tempo; quel documento, dispiegatosi poi sempre più chiaramente nei gesti, nelle scelte e negli insegnamenti del Papa, costituisce un’eccezionale spinta a dare carne e sangue all’ispirato inizio della Costituzione conciliare Gaudium et Spes sulla Chiesa nel mondo contemporaneo: Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore. La loro comunità, infatti, è composta di uomini i quali, riuniti insieme nel Cristo, sono guidati dallo Spirito Santo nel loro pellegrinaggio verso il regno del Padre, ed hanno ricevuto un messaggio di salvezza da proporre a tutti. Perciò la comunità dei cristiani si sente realmente e intimamente solidale con il genere umano e con la sua storia.

In queste righe è racchiuso il significato del cammino sinodale, perché vi è concentrata la natura della Chiesa:

La Chiesa è stata concepita in movimento, nel viaggio di Abramo da Ur dei Caldei (cfr. Gen 11,31) e nelle chiamate di Gesù ai discepoli sul lago e sulle strade (cfr. Mt 4,18-23); la Chiesa è popolo pellegrino, che non percorre sentieri privilegiati e corsie preferenziali, ma vie comuni a tutti; la Chiesa non è fatta per stabilirsi, ma per camminare. La Chiesa è Sinodo (syn-odòs), cammino-con: con Dio, con Gesù, con l’umanità.

Da Il “cammino sinodale” della Chiesa che è in Italia. Orientamenti iniziali

In ascolto dello Spirito, che in ogni epoca parla alle Chiese

Le Chiese di Dio in Italia avvertono oggi il cammino sinodale come una grazia speciale. Il processo della secolarizzazione, sul quale tanto si è riflettuto e dibattuto, porta anche noi a prestare orecchio, senza più illusioni, alle parole pronunciate dal Santo Padre nel Discorso alla Curia romana del 21 dicembre 2019: dopo avere ribadito quanto già disse a Firenze nel 2015, che cioè la nostra “non è semplicemente un’epoca di cambiamenti ma è un cambiamento d’epoca”, ha aggiunto:

“Fratelli e sorelle, non siamo nella cristianità, non più! Oggi non siamo più gli unici che producono cultura, né i primi, né i più ascoltati. Abbiamo pertanto bisogno di un cambiamento di mentalità pastorale, che non vuol dire passare a una pastorale relativistica. Non siamo più in un regime di cristianità perché la fede – specialmente in Europa, ma pure in gran parte dell’Occidente – non costituisce più un presupposto ovvio del vivere comune, anzi spesso viene perfino negata, derisa, emarginata e ridicolizzata.”

Don Michele ci ricordava che “Nella catechesi (adulti e IC), ma non solo, il Virus ha funzionato come un «trailer», ha accelerato i tempi, ci ha offerto un anticipo del «futuro vicino» con cui la chiesa e la catechesi dovranno confrontarsi, anche in Italia. Nel suo “il segno delle chiese vuote”, il teologo ceco Thomas Halick, scrive: Forse questo tempo di edifici ecclesiali vuoti mette simbolicamente in luce il vuoto nascosto delle Chiese, e il loro possibile futuro se non si compie un serio tentativo per mostrare al mondo un volto del cristianesimo completamente diverso.

Ora passiamo a individuare i passi del nostro cammino.

Il “Cammino sinodale” delle Chiese che sono in Italia, è scandito da tre verbi: ascoltare, cercare e proporre.

Così dice il testo guida dei vescovi: “I tre momenti sono tra loro circolari e indicano un metodo che si impegna ad “ascoltare” la situazione, attraverso un’attenta verifica del presente, vuole “cercare” quali linee di impegno evangelico sono immaginabili e praticabili, intende “proporre” scelte concrete che ciascuna Chiesa locale può recepire per il suo cammino ecclesiale”.

Il primo tempo del cammino sinodale: ascoltare

Quest’anno e, i primi mesi in particolare, saranno dedicati all’ascolto. A questo proposito invito a leggere e meditare questo testo scritto nel 1938 (Vita comune, Brescia, Queriniana, 1969) da Dietrich Bonhoeffer, pastore della Chiesa Confessante, ucciso a Flossenbürg il 9 aprile 1945:

“Il primo servizio che si deve al prossimo è quello di ascoltarlo. Come l’amore di Dio incomincia con l’ascoltare la sua Parola, così l’inizio dell’amore per il fratello sta nell’imparare ad ascoltarlo. … Chi non sa ascoltare il fratello ben presto non saprà neppure più ascoltare Dio; anche di fronte a Dio sarà sempre lui a parlare.

Il secondo tempo: cercare

La nostra ricerca parte da una relazione autentica con il Dio di Gesù Cristo, nutrita attraverso l’ascolto della Parola fatta carne, in un confronto sincero con il suo Vangelo.

Diventa allora importante:

- conoscere questo Vangelo;

- leggerlo e comprenderlo;

- pregarlo insieme e in gruppo, nelle nostre case e nelle assemblee liturgiche;

- cercare in esso una risposta ai nostri interrogativi e alle nostre attese;

- condividere le nostre scoperte e gli impegni che ne derivano;

- lasciarci raggiungere da una Parola che talvolta si rivela esigente e scomoda.

Da questa spiritualità evangelica vorremmo partire, con le nostre comunità, per ritrovare il coraggio e la gioia dei primi discepoli

Il terzo tempo: scegliere e proporre

Le decisioni, le proposte, che hanno a monte delle scelte, devono nascere dal confronto – il più largo possibile – che avverrà nelle comunità cristiane.

Noi possiamo soltanto offrire un aiuto per decifrare alcuni snodi presenti nell’attuale situazione storica.

- Riconoscersi minoranza può far nascere la tentazione di chiudersi in se stessi, di contarsi, di avere costantemente il bisogno di dimostrare di esserci oppure può destare un coraggio nuovo, nei singoli e nelle comunità, per affrontare il mare aperto della vita sociale, economica, culturale e politica del Paese in cui viviamo.

- Rilevare la diminuzione delle presenze alla Messa domenicale e, in genere, alle celebrazioni ed ai riti, può far nascere un senso di tristezza e di scoraggiamento oppure destare una ricerca dell’essenziale che ci fa mettere al centro Gesù Cristo, la sua parola, la relazione autentica con lui.

- Constatare i risultati talora modesti nella trasmissione della fede può convincerci ad un rinnovamento di metodi e di tecniche di comunicazione oppure spronarci ad ascoltare i bisogni e le attese più profonde dei giovani e degli adulti di oggi, inventando uno stile nuovo di educazione alla fede.

- Assistere al numero decrescente dei preti può indurci ad aumentare il carico pastorale di quelli esistenti o a suddividerlo nei servizi laici, ma può anche far venire alla luce un ministero più libero da pesi inutili e più consacrato alla relazione pastorale e una partecipazione alla comune missione, nel segno di nuove e diverse competenze e carismi.

- Verificare le difficoltà e le resistenze al cambiamento può gettarci nello scoraggiamento, dopo tanti inutili tentativi di innovazione oppure può farci considerare con occhi nuovi la nostra storia più recente, cogliendo le esperienze positive e facendo emergere un consenso e un impegno su alcune scelte essenziali.

- La coscienza della difficoltà che si incontra ad essere cristiani in questo nostro mondo può indurci a trovare una soluzione ognuno per conto suo oppure a mettere insieme – preti e laici – i molteplici doni dello Spirito per partecipare ad una più grande ricchezza, che costituisce il nostro patrimonio comune.

Quale direzione prendere in questo tempo di crisi, perché la crisi della parrocchia sia una opportunità e non un fallimento?

Ci sono anche molti ostacoli

Il primo ostacolo è la paura di cambiare. Diceva Einstein: “Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose.” O, meglio, “Non possiamo continuare a fare le stesse cose e sperare che le cose cambino.” Sarebbe una grande illusione pensare di rispondere alle cose nuove con le stesse risposte pastorali valide, forse, un tempo, ma inadeguate o inutili (o controproducenti) ai giorni d’oggi.

Il secondo ostacolo è l’impreparazione. Ci accorgiamo che di fronte a sfide nuove, tutto quello che abbiamo imparato prima, ci serve poco. Ci serve una nuova formazione.

Terzo ostacolo è la divisione e l’individualismo. Troppo spesso pensiamo di agire da soli, e invece serve ancora di più fare squadra.

Il quarto gruppo è rappresentato da una serie di ostacoli esterni, e sono i tanti pregiudizi e le tante falsità diffuse sulla chiesa e sulla fede, unite alle colpe della chiesa presente e passata.

Quinto ostacolo è il venir meno della collaborazione di tante famiglie. Molti genitori non pongono l’educazione alla fede tra le proprie proposte educative.

Le nostre comunità cristiane sono preparate e disposte ad annunciare il vangelo in questi contesti così diversi?

Le diversità, talvolta profonde, richiedono un modo nuovo di fare pastorale.

Negli anni scorsi abbiamo visto come anche le nostre liturgie hanno necessità di essere più attraenti. Il tema di due anni fa, “È bello per noi essere qui!”, metteva in evidenza soprattutto l’obiettivo di valorizzare la Liturgia, a beneficio dei singoli e di tutta la società. Liturgie belle e significative aiutano a trasformare tutta la comunità cristiana e la stessa società civile. Una iniezione di umanità nelle arterie del mondo.

Tutta la nostra comunità ha bisogno di essere attraente. Rileggo ancora una volta il testo guida di questi anni, dall’E.G. n.99. Ai cristiani di tutte le comunità del mondo desidero chiedere specialmente una testimonianza di comunione fraterna che diventi attraente e luminosa.

Gli orientamenti pastorali per l’anno pastorale 2021-22

Anche noi ci mettiamo in cammino, con maggiore consapevolezza e speditezza per rivedere e attualizzare il cammino catechistico nelle nostre comunità. A partire dall’esperienza preziosa dei catechisti e in ascolto di tutti gli organismi di partecipazione del Popolo santo di Dio. In collaborazione con le famiglie. Approfondendo e diffondendo la proposta dei gruppi del vangelo.

La verifica della proposta catechistica, all’interno di una più ampia riflessione sul mandato missionario della Chiesa, va compiuta tenendo insieme quattro poli:

- il vangelo del Regno da annunciare a tutti, a partire dai poveri; CONFERMIAMO LA CENTRALITÀ DEL VANGELO…

Nel mese di novembre, riproporremo l’approfondimento del vangelo di Luca e dei vangeli di Avvento Natale e nel mese di dicembre Incontri sul Vangelo.

E così nel tempo di Quaresima.

-A partire dalla centralità del Vangelo da ascoltare e testimoniare, ci confronteremo con profondità sugli itinerari catechistici proposti in particolare nelle nostre parrocchie.

Coinvolgeremo i catechisti, ma non solo, avvieremo una riflessione sull’Iniziazione cristiana. Ma anche sulle proposte di formazione permanente per i giovani e gli adulti. La formazione è la nostra sfida!

Don Michele ci aveva detto:

Oggi non si può più dare per presupposta la fede; è finito il cristianesimo per convenzione. Per secoli abbiamo sviluppato la catechesi come cura di una fede già in atto, ma oggi la parrocchia si trova ad avere a che fare con l’accesso alla fede delle persone.

-Nei mesi di gennaio-febbraio in particolare, avvieremo i GRUPPI SINODALI. Abbiamo nominato i referenti diocesani e una EQUIPE DIOCESANA con il compito di promuovere e una vasta consultazione e raccogliere e sintetizzare i risultati. L’Equipe è composta dalla segretaria del Consiglio Pastorale diocesano che nel prossimo incontro sarà coinvolto nella preparazione dei gruppi sinodali.

Il Vademecum di preparazione al SINODO propone un interrogativo fondamentale, che ricordo: UNA CHIESA SINODALE, NELL’ANNUNCIARE IL VANGELO, CAMMINA INSIEME. COME STA AVVENENDO QUESTO CAMMINARE INSIEME OGGI NELLA NOSTRA CHIESA LOCALE? QUALI PASSI LO SPIRITO CI INVITA A FARE PER CRESCERE NEL NOSTRO CAMMINARE INSIEME?

- Ci interroghiamo sulla NOSTRA MISSIONE DI CRISTIANI OGGI.

Non posso non ricordare il vangelo della XXX domenica del tempo ordinario (Anno B). Le parole della folla al cieco Bartimeo dovrebbero essere scolpite nei nostri Oratori: Il Signore ti chiama, coraggio, alzati!

Evangelizzare gli ambienti di vita, seminare di vangelo le sfide sociali del nostro tempo. Per esempio, la transizione ecologica. O, meglio, la conversione ecologica.

- Riprenderemo il nostro cammino sulla riorganizzazione delle nostre parrocchie e unità pastorali, sulla forma di Chiesa più adatta ai tempi, perché il vangelo diventi credibile per tutti. Con due sottolineature di snodi irrinunciabili. DOVREMMO AVERE IL CORAGGIO DI LIBERARCI DA STRUTTURE E INFRASTRUTTURE CHE CI APPESANTISCONO. CHE CI LEGANO SOLO PER NOSTALGIA. MA NON CI AIUTANO AD ESSERE LIBERI NELL’EVANGELIZZARE.

NON POSSIAMO TENERE APERTE LE CHIESE PER NOSTALGIA…

Seconda sfida sarà quella di RIVALUTARE I CONSIGLI PASTORALI e gli Organismi di partecipazione in generale. Essi sono SEGNO DI COMUNIONE E Di RESPONSABILITA’. SONO PEZZI DI SINODALITA’ GIA’ PRESENTI.

- Infine, non dimentichiamo, che non deve venir meno la nostra Missio ad Gentes, per un ripensamento coraggioso della testimonianza cristiana e dell’istituzione parrocchiale. IL NOSTRO COMPITO È ANNUNCIARE CRISTO AL MONDO. A PARTIRE DALLA FRATERNITÀ VISSUTA REALISTICAMENTE E FEDELMENTE.

Senza missione ad intra e ad extra non c’è la chiesa voluta da Gesù Cristo, che ha inviato i suoi discepoli in missione nel mondo intero, anche se tutto faceva pensare che prima bisognasse pensare ai vicini di casa.

C’È BISOGNO NON SOLO DI UN RINNOVAMENTO MA DI UNA CONVERSIONE PASTORALE DI UNA RIGENERAZIONE. Ogni azione parte, lo sappiamo, dalla contemplazione. Per questo motivo chiediamo a tutti, a partire dalle nostre sorelle Claustrali, di intensificare l’invocazione dello Spirito Santo in ogni nostra celebrazione eucaristica e di preghiera. Invochiamo da Lui il dono di una vera novità di vita.

COME CI SUGGERISCE IL LIBRO DELL’APOCALISSE:

“Ecco, io faccio nuove tutte le cose" (Ap 21,5).

Se ci sarà bisogno, come dice il profeta Isaia, avvieremo anche delle cose nuove (“Ecco, faccio una cosa nuova” Is 43, 19. Ma di sicuro il tempo presente ci chiede di fare nuove tutte le cose.

Perché niente sarà più come prima.

È una bella sfida, ma non siamo soli: il Signore è con noi, sempre.

Le risorse le abbiamo, il cibo spirituale non ci manca, la compagnia pure.

“Il vangelo è la nostra bussola, lo Spirito santo la nostra guida. E la chiesa la nostra compagnia”.

Per sant’Agostino, lo sappiamo, chi canta, con arte, prega due volte!

Chiesa di Forlì- Bertinoro, canta e cammina!