“Chi viene dall’alto è al di sopra di tutti.(…) Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti”.
Siamo alla conclusione del lungo colloquio di Gesù con Nicodemo, raccontato nel vangelo di Giovanni al capitolo terzo. È il vangelo di oggi, giovedì della seconda settimana di Pasqua, e ho lasciato questo brano per le esequie del nostro confratello don Carlo.
Nelle letture di oggi, sia nel vangelo di Giovanni che negli Atti degli apostoli, si annuncia la risurrezione di Cristo, come dono e compito del cristiano e missione specifica di ogni pastore nella chiesa.
Nicodemo è un fariseo atipico, che vuole conoscere e capire meglio il messaggio di Gesù; è un cercatore, un inquieto, una persona intelligente, uno che non si ferma alle apparenze. Ho trovato qualche tratto di don Carlo, in questa descrizione di Nicodemo.
Nicodemo si avvicina di notte a Gesù con questa domanda: «Nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui» (v. 2). E “dunque”, cerca di capire da dove gli viene questa forza. E Gesù risponde in un modo, per Nicodemo, inaspettato: «Se uno non nasce dall’alto, non può vedere il Regno di Dio» (v. 3). Nicodemo non capisce e prende alla lettera quella risposta di Gesù e replica: “Ma come si può nascere se uno è adulto, una persona grande?” (cfr v. 4) Nascere dall’alto, nascere dallo Spirito. Chi nasce dallo Spirito e si lascia trasportare dallo Spirito santo sperimenta la libertà dello Spirito. “Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito santo.” (v.8).
Ogni giorno siamo chiamati a rinascere! Quante volte lo abbiamo detto anche in questi mesi, di fronte alla necessità e opportunità di riprendere una vita normale, dopo la pandemia. Non basta ripartire, occorre rinascere!
È un desiderio, un ideale di vita. Anche se, tante volte, anche noi sacerdoti e consacrati unti dallo Spirito santo, non sempre siamo coerenti e fedeli allo Spirito santo.
La differenza tra ripartire e rinascere la sperimentano anche gli apostoli. Pietro, dopo la risurrezione di Gesù, era tornato a pescare. Riprendeva la vita di prima. Ma il risorto lo ha fatto convinto della novità di vita. Quando lo Spirito anima i nostri cuori, diventiamo come san Pietro e i primi apostoli.
Negli Atti degli apostoli abbiamo ascoltato la trasformazione che è avvenuta negli apostoli, anche nella determinazione. Pochi giorni prima avevano abbandonato Gesù, lasciandolo solo sulla croce, e ora, davanti al Sommo sacerdote che li rimprovera per non aver obbedito al suo ordine di non insegnare nel nome di Gesù, rispondono con coraggio: «Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini. Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi avete ucciso appendendolo a una croce. Dio lo ha innalzato alla sua destra come capo e salvatore, per dare a Israele conversione e perdono dei peccati. E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a quelli che gli obbediscono».
È la bussola degli Apostoli, che non abbandoneranno mai più: la Parola di Dio. Essi, d’ora in poi, obbediranno solo a Dio, a prezzo anche della propria vita.
È il criterio di vita di ogni cristiano, di ogni epoca. Anche in questa epoca.
Non è facile, ma è il criterio, l’unico criterio, che giudica e dà senso alla nostra vita.
Gioiamo ogni volta che questo si realizza, anche se a prezzo di conflitti ed emarginazione. Ci pentiamo e chiediamo perdono quando, invece di obbedire a Dio, obbediamo alla mentalità di questo mondo. Al comune sentire. Al “così fan tutti”.
Così facciamo questa mattina, accompagnando per l’ultima dimora terrena il nostro fratello don Carlo, in attesa della sua risurrezione. Ringraziamo il Signore per tutte le volte che don Carlo ha servito il Vangelo e chiediamo perdono per tutte le volte che non è stato coerente con il Vangelo che annunciava. E come lui, anche noi.
Don Carlo era originario di Meldola, dove era nato il 25 aprile 1942 ed era stato ordinato sacerdote il 21 settembre 1967. Cappellano a San Francesco di Meldola, poi parroco a Massa e Sadurano, dal 1974 aveva iniziato il suo ministero a Fiumana. Nel 2014, in occasione del 40° anniversario di ministero a Fiumana, così don Carlo raccontava: “C’è voluto tempo per conquistare la fiducia delle persone, ma ho sempre sostenuto che mi interessava incontrarle, parlare con loro. Ho puntato al dialogo con le persone cercando di entrare nel loro mondo, nei loro problemi. Così ci siamo capiti e riavvicinati".
Nel corso degli anni a Fiumana si sono aggiunte anche le parrocchie di San Cristoforo, Marsignano e Sant’Agostino; don Carlo ha curato i restauri della chiesa, l’apertura di sale per le opere parrocchiali, soprattutto per i giovani, la pubblicazione del libro di don Franco Zaghini “Fiumana. L’abbazia, il paese, la parrocchia”, si è impegnato a far restaurare gli affreschi trecenteschi nella chiesa di Sant’Agostino, fra cui la famosa “Danza della morte”.
Da ottobre 2020, don Carlo aveva lascito la guida delle parrocchie e si era ritirato nella Casa del clero nel seminario di via Lunga.
Chi era don Carlo? Era una persona intelligente. Coglieva le coerenze e le incoerenze delle persone e della chiesa. Anche le sue.
È stato un sacerdote fedele alla sua gente. Al suo popolo. Fino all’ultimo. Amava i fiumanesi.
In seminario è stato accolto, custodito e assistito. Quante volte, ritornando a casa, vedevo la sua auto, ancora oggi parcheggiata vicino alle scale che danno alla sala da pranzo, e notavo che c’era qualche nuova ammaccatura...
Sapevo che era stato a Fiumana, o dal suo amico don Remigio.
Volevo andare a trovarlo il 25 e fargli gli auguri per i suoi 80 anni ma ho anticipato di un giorno, per il precipitare delle sue condizioni di salute. Ho pregato l’Ave Maria con lui, insieme con don Domenico. Abbiamo invocato la benedizione del Signore. Abbiamo stretto le sue mani. Mi ha ringraziato.
Il suo posto ora è vuoto. C’è ancora la lettera con gli auguri di buon compleanno sul suo piatto.
Don Carlo carissimo, i tuoi confratelli del seminario sono presenti con la loro preghiera e la comunione spirituale. A modo nostro, ci siamo voluti bene. Grazie don Carlo, in cielo ritroverai i tuoi cari, tua mamma in particolare, e la Madre di tutti noi. E tu prega per noi! Tutti diciamo:
Madre della misericordia, prega per noi.